La Provincia Autonoma di Trento e quella di Bolzano chiedono a tutti i non residenti di tornare a casa loro. La decisione, evidentemente in controtendenza rispetto alla direttiva nazionale di non uscire di casa e di non spostarsi se non per necessità, ha lasciato pieni di dubbi e paura i moltissimi non residenti che, al momento del decreto “Io resto a casa”, erano in montagna per le vacanze. Molti di loro hanno seconde case in Trentino e in Alto Adige e passano lì anche diversi mesi l’anno, altri sono anziani e non sono in grado di spostarsi autonomamente, altri ancora sono residenti in Lombardia e Veneto temono di muoversi con i mezzi pubblici per tornare in comuni con situazioni di contagio gravi.Eppure, le due direttive provinciali parlano chiaro e sono state spiegate in questi termini dai due governatori.

L'ordinanza dell'Alto Adige

In Alto Adige, l’ordinanza presidenziale è di giovedì scorso e domenica i sindaci la hanno recepita, affiggendo - come riporta il quotidiano Alto Adige - in tutti i paesi annunci che chiedono chi non è residente a lasciare l’Alto Adige nel più breve tempo possibile. «A tutte queste persone, prive di residenza in Alto Adige, non è garantito l’accesso ai servizi del medico o del pediatra di fiducia - ha spiegato il presidente autonomista Arno Komatscher -. Soggiornando qui, a queste persone manca il medico di famiglia. In caso di necessità o dubbi su un eventuale contagio, avrebbero un unico luogo a cui potersi rivolgere, il pronto soccorso dell’ospedale. Ed è esattamente ciò che non vogliamo accada per non sovraccaricarlo». Per giustificare la misura, ha spiegato che si tratta di una scelta che punta a «tutelare la salute delle persone, cosa impossibile se non riusciamo a far funzionare il sistema» e ha chiarito che i turisti sono stati invitati a partire «in tempi ragionevoli, dando loro il modo di organizzarsi». Nell’ordinanza si ordina «a turisti, ospiti, villeggianti e tutte le altre persone presenti sul territorio provinciale che non hanno la propria residenza in Alto Adige, di rientrare alla propria residenza, affinché possano eventualmente beneficiare delle prestazioni dei propri medici di base o pediatri di libera scelta».

L'ordinanza del Trentino

Più dure, invece, le dichiarazioni del suo omologo trentino, il leghista Maurizio Fugatti: «Se la situazione sanitaria si aggraverà, noi daremo risposte solo a chi rispetta le regole». Il presidente ha confermato che «A livello nazionale le norme sono diverse, ma il messaggio che vogliamo dare è che il Trentino sarà responsabile con chi è responsabile; il Trentino non potrà esserlo con chi è irresponsabile e si trova sul nostro territorio in modo non legale». Fugatti, dunque, è stato ancora più esplicito di Kompatscher, che non era arrivato a minacciare di non curare i non residenti. «Questo forse è un messaggio non bello» ma, ha aggiunto «è un messaggio chiaro che il Trentino vuole dare». Leggi anche | Il governatore Fugatti: “I non trentini tornino a casa loro, noi non li curiamo”

Le reazioni

Immediate le reazioni, soprattutto in Trentino, da parte dei medici e dei sindacati. "Non accetteremo mai ingerenze di questo tipo - ha commentato al quotidiano online Dolomiti il segretario della Cisl medici del Trentino, Nicola Paoli - noi seguiamo il giuramento di Ippocrate e la legge italiana e curiamo tutti, tutti i giorni, senza distinguo. Sono parole gravi, in questo momento, perché dobbiamo stare uniti, a livello nazionale''.  Lo stesso aveva detto anche il presidente dell’ordine dei medici trentini, Marco Ioppi, citando il giuramento di Ippocrate. Arrabbiati e preoccupati, invece, i non trentini o altoatesini colpiti dalle misure. Il quotidiano Alto Adige ha riportato la reazione più frequente: «Adesso che non compriamo più skipass perché le piste sono chiuse ci cacciano?». Tutta da verificare, inoltre, è anche la compatibilità dei due decreti dei presidenti con le misure di contenimento del virus disposte a livello nazionale, che impongono di rimanere nelle abitazioni e di muoversi solo per motivi di necessità certificata, soprattutto negli spostamenti fuori comune.