Come dottor Jekyll che diventava mister Hyde, la destra italiana alterna comportamenti opposti da un giorno all’altro, e questo non è più solo un problema suo ma, in un momento di straordinaria emergenza come questo, una questione seria per tutto il sistema politico. Il forte richiamo di Sergio Mattarella all’unità del Parlamento non è stato affatto rituale o dovuto: ha risposto invece ad una necessità nazionale, quella, appunto, di tenere le opposizioni di destra dentro il solco unitario della battaglia contro il coronavirus e le sue conseguenze. Da questo punto di vista, c’era e c’è da essere preoccupati. L’intervista di fuoco contro il governo data a El Pais da Matteo Salvini, la valutazione di Conte reo di “atteggiamento criminale” fornita da Giorgia Meloni ( che ha tentato poi di smorzare il caso), l’andamento un po’ così così delle riunioni dei capigruppo di maggioranza e opposizione, tutto questo ha impensierito e non poco il Colle.

Dopodiché ieri i toni sono parzialmente cambiati. Nella conferenza stampa congiunta Salvini, Meloni e Tajani hanno fatto mostra di voler contribuire fattivamente alle misure economiche atte a fronteggiare una crisi che è già spaventosa indicando la cifra di 30 miliardi, e dunque considerando insufficiente il primo intervento del via XX settembre. Si tratta di idee in certi casi già condivise dal governo, in altri meno: se ne discuterà. Ma è il tono della destra che ancora non è chiarissimo. Le opposizioni si sentono bellamente ignorate dal governo, e forse qualche ragione c’è l’hanno. Tuttavia qui il problema non è di galateo istituzionale. E nemmeno di “tavoli” da convocare. Non siamo in una situazione da photo opportunity. La “tavolite” dovrebbe lasciare spazio a una modalità più concreta e anche più informale dei rapporti politici.

Ma il presupposto di tutto è un buon clima. E a Roma questo ancora non c’è ( mentre si collabora alla grande nelle regioni). La destra, soprattutto il capo della Lega, dovrà chiarire a se stesso e al Paese se vuole stare dalla stessa parte degli altri, pur con la sua autonomia, o se continuare con l’atteggiamento del Paapete e del citofono.

Giorgetti pare sulla prima posizione, la Meloni forse anche. Manca lui, Salvini.