Pasquale Grasso è stato presidente dell’Anm fino a pochi mesi fa. «E nel corso del mio mandato ho detto con chiarezza che non sarebbe stato corretto far entrare in vigore la norma sulla prescrizione senza definire prima una più ampia riforma del processo. Lo penso ancora, e considero sbagliato», dice il predecessore di Luca Poniz, «il favore incondizionato espresso, sulla nuova prescrizione, dall’attuale giunta dell’Associazione magistrati. Potrebbe persino aver indirettamente incoraggiato il governo a inserire nel ddl penale le norme punitive per i giudici. Contro le quali credo sarebbe giusto scioperare».

L’Anm ha disertato il tavolo sulla riforma penale. Eppure vi avrebbe trovato, negli avvocati, un interlocutore sensibile alla qualità delle decisione come valore prioritario rispetto alla speditezza, non crede? A me sembra che la giunta dell’Anm oggi non rappresenti tutte le sensibilità dei magistrati. Non è più unitaria, Magistratura indipendente ne è rimasta estromessa, ma proprio da quello schieramento, a cui mi sento più vicino, è stata veicolata una pressione così forte, condivisa dall’intera base, da indurre i vertici dell’Anm a disertare il tavolo sul penale come necessario segnale di protesta.

Rinunciare a discutere non è un’occasione persa? Dopo il via libera del governo al ddl penale, l’iniziale reazione dell’Anm è parsa a molti colleghi, me compreso, solo di facciata. Interrompere l’interlocuzione col ministro è stata invece la scelta giusta. Scaricare sul singolo magistrato, sotto minaccia di sanzioni disciplinari, il libro dei sogni rappresentato dalla durata predeterminata dei processi non sta né in cielo né in terra. È al governo che compete garantire l’organizzazione, la soluzione scelta è solo una norma di bandiera.

Anm e avvocatura avevano presentato una proposta comune di riforma proprio sotto la sua presidenza. Guardi, tra magistrati e avvocati ci sono elementi di conflitto e altri di convergenza: il punto è che la terza parte, il governo a me non sembra veramente interessata ad ascoltare.

Condivide la linea scelta dall’Anm sulla prescrizione? No. Il presidente Poniz ha parlato di buon punto di equilibrio, a proposito del lodo Conte. Non sono d’accordo. Parlo a titolo personale: io non credo che un sistema processuale senza prescrizione sia civile. O comunque non mi piace un sistema in cui si riforma la prescrizione senza aver prima definito una revisione complessiva del processo. Non è accettabile che si cambino le regole un pezzetto alla volta. E credo appunto che la nuova linea adottata dall’Anm sulla prescrizione abbia favorito la scelta del governo sulle sanzioni ai magistrati.

Perché? Premetto una cosa: il direttivo dell’Associazione aveva dato mandato alla giunta affinché assumesse posizioni molto forti, qualora fosse sopravvissuta quella norma. Dico molto chiaramente di aver considerato inadeguate le forme di agitazione assunte negli anni contro il taglio delle ferie o la nuova responsabilità civile. Se si arriva a punire i giudici, a imporre ai capi degli uffici la responsabilità di misure organizzative che garantiscano il rispetto di tempi predeterminati, si pretende di trasformare il magistrato in qualcos’altro. E una cosa del genere credo possa condurre la magistratura a scioperare. Ciò detto, il cambio di linea uscito dal congresso di Genova potrebbe aver restituito l’immagine di una Anm troppo condiscendente, al punto da aver incoraggiato il governo a insistere sulle sanzioni disciplinari.

A proposito di Anm: le elezioni di marzo per il rinnovo del “parlamentino” restituiranno un quadro “bipolarizzato”? C’è una lista composta da "Mi" e da colleghi riuniti in Movimento per la Costituzione, in gran parte magistrati che hanno lasciato Unicost, a cominciare da Enrico Infante che ne è stato segretario fino a pochi mesi fa. E una lista ampia e moderata, certamente contrapposta ad Area. Con la mia candidatura al Csm credo di aver prefigurato un simile schema politico. E confido che ne possa nascere una vera e propria federazione associativa. Ma attenti a utilizzare per noi magistrati le categorie di destra e sinistra. Si rischia di finire fuori strada.