«Quello che si giudica in questa aula, che è l’interesse pubblico, non sarà mai giudicato in seguito dai giudici. Questa è l’unica sede in cui si può valutare. Quindi l’unico quesito è questo: quando Matteo Salvini era ministro dell’Interno il rallentamento dello sbarco dei migranti in attesa di riposte sulla redistribuzione che stava gestendo la presidenza del Consiglio lo ha fatto nell’interesse pubblico?». Inizia così l'intercento di Giulia Bongiorno al Senato in occasione dell'autorizzazione a proceedere nei confronti di Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona nei confronti dei migranti salvati dalla nave Gregoretti. «Qui non si deve votare in base alla condivisione o meno delle politiche di Salvini ma se l’atto è stato compiuto nell’interesse pubblico», aggiunge. «Senatore Salvini è in gioco il suo destino, ma è in gioco anche il destino della politica: non si faccia provocare. Non cada nella trappola, perché nessuno di noi può in qualche modo scavalcare i giudici. Quello che non è chiaro che c’è da un lato un ministro, dall’altro c’è il potere giudiziario che vuole processarlo, ma la legge dice che quando ci sono questi due poteri – come due piatti della bilancia – ci vuole un terzo giudice. La legge sceglie noi senatori, siamo noi i giudici. O capiamo questo o non abbiamo capito nulla”. L’indipendenza dei poteri, l’autonomia del potere politico». «Io ho paura della nostra paura, dei passi indietro che stiamo compiendo per inseguire delle istanze che venivano da M5S e dalle Sardine. Ricordiamoci che il vuoto di potere che sia apre viene sempre colmato dal potere del soggetto di chi avrebbe dovuto bilanciare il potere». «Siamo consapevoli che tutto il governo prese delle decisioni, non per chiamare in correità qualcuno ma perchè nessuno ha commesso reati». «Non dobbiamo decidere sul sequestro di persona, ma credo sia impossibile configurare un rallentamento allo sbarco con un sequestro di persona. Chi ritiene che ci sia un disvalore - ha aggiunto - dovrebbe creare un fattispecie incriminatrice: rallentamento allo sbarco e poi processare Salvini». Poi Bongiorno chiama in causa direttamente Conte:. “Non faccio chiamate in correità, perché non ci sono reati”, spiega Bongiorno, ma “in questa vicenda chi ha redistribuito è considerato buonissimo, chi gestisce lo sbarco cattivo. Come se redistribuzione e sbarco fossero due cose diverse. Voglio dire a Salvini una cosa: io sono di parte, prenda un altro avvocato, ce ne è uno molto più autorevole di me. Leggete queste parole: “bisogna ricollocare e consentire poi lo sbarco”. Sono le parole del presidente del Consiglio, avvocato Conte” dice Bongiorno sventolando un foglio in Aula. “Aderiamo alla tesi del professore Conte sulla stretta connessione tra sbarchi e redistribuzione. Nessuno ha commesso un reato. Io credo che sia impossibile configurare un rallentamento allo sbarco come un sequestro di persona. Create questa nuova fattispecie incriminatrice, il rallentamento allo sbarco. E processate Salvini. Ma certamente non è sequestro di persona. In nome della separazione dei poteri - conclude Bongiorno rivolta ai senatori - non celebratene il requiem ma siate liberi coraggiosi e forti” L’avvocato penalista ha poi rivolto un appello a tutta l’Assemblea perchè voti contro l’autorizzazione a procedere contro Salvini chiesta dal Tribunale dei ministri di Catania. «Se il nostro voto sarà guidato dal calcolo elettorale o dalla brama di eliminare Salvini, tutti noi saremo compositori del requiem che accompagnerà il tramonto della separazione dei poteri. Se potete siate liberi, coraggiosi e forti».