Quella crisi strisciante e definitiva della terza Repubblica denominata “governo giallo- rosso” mostra un paio di punti di caduta che ne svelano lo stato catatonico. Uno di portata nazionale, la giustizia; l’altro più ampio e complesso, l’immigrazione. E sarebbe giunta anche l’ora che su quest’ultimo tema il Pd riuscisse a prendere il timone e sovvertire la devastante fake news che è stata ( è ancora, purtroppo) la narrazione salviniana. Perché dell’immigrazione andrebbero anzitutto chiarite alcune evidenze, prima delle quali che è inalienabile e non criminalizzabile il diritto dell’uomo a migrare, a cercare le migliori condizioni di vita o solo la sopravvivenza. Diritto valido a qualsiasi latitudine, in qualsiasi epoca e quale che sia la motivazione: guerra, carestia, clima.

Seconda certezza: si tratta di un fenomeno ricorrente nella storia dell’umanità, è risibile ( o tragico) provare ad arginarlo con ricette infantili, tipo il respingimento. In tempi brevi – ebbe a dire Umberto Eco – l’Europa sarà un continente multirazziale o se preferite “colorito”. Se vi piace sarà così. Se non vi piace, sarà così lo stesso.

Se ne deduce che si parla di un problema organizzativo, non di un’emergenza. Bisognerebbe imparare a gestirlo, soprattutto per questioni di sicurezza: dei migranti e di chi se li vede sulla porta di casa. Da dove partire, se non con la ragione dei fatti? Primo fatto: non è lecito parlare, anzi legiferare, sull’immigrazione cosiddetta “clandestina”, se non esiste una maniera legale di arrivare e lavorare in Italia.

Secondo dato incontrovertibile: enormi sono le colpe e le ipocrisie della Ue. Dalla malafede dei paesi che rifiutano quote di migranti ai vertici nei quali si stabiliscono regole poi non rispettate; dai finanziamenti “irrisori” a Italia e Grecia ( è la stessa Corte dei Conti europea a definirli così) all’incapacità dei governanti che partecipano al Consiglio Europeo smentendo intese e maggioranze raggiunte nell’Europarlamento.

Non è il caso qui di rammentare i circuiti perversi innescati dai Paesi occidentali all’origine di tanta disperazione, specie in area sub- sahariana ( primo fra tutti il cd. engraving, ovvero l’accaparramento di terreni agricoli che provoca l’inurbamento forzato nelle bidonville di gigantesche masse di diseredati). Ma può essere utile invece sottolineare i dati ufficiali che dimostrano come non si tratti di invasione: nell’anno di maggior numero di richieste d’asilo in Europa, si trattava infatti di circa lo 0,25 per cento della popolazione europea, ovvero dello stesso numero di profughi accolti dall’Uganda ( paese poverissimo).

Se non si tratta di invasione – ma così fa comodo presentarla, non solo a Salvini -, il continuo allarme “emergenziale” con il quale viene trattata la materia migratoria fa venire più d’un sospetto. Si gestisce “in emergenza” per avere qualche “mancetta” in più da un’Europa che così si tacita la coscienza di “accordi” sempre disattesi, rinviati, ignorati. Ma l’“emergenza” continua poi in Italia, perché aiuta ad aggirare controlli e ad alimentare illegalità.

La Corte dei conti ci fornisce il dimensionamento del fenomeno: dal 2011 all’anno scorso, i costi nel settore dell’accoglienza sono saliti da 840 milioni di euro a 4,4 miliardi, in un “disordine contabile” inutilmente denunciato dalla Corte. Molte strutture disseminate lungo il territorio italiano assumono, ormai regolarmente, costi “in deroga” ( c’è una legge del ’ 95, usata come grimaldello, che lo consente).

Debiti “fuori bilancio” che finiscono nei documenti contabili di numerose amministrazioni locali e nei ministeri interessati, solo e sempre giustificati dall’emergenza. “Emergenza” che serve dunque a tutti, in questo valzer folle nel quale il coefficiente stimato di perdita, nella gestione dei costi- standard per immigrato, si aggira sul 90%: cioè solo il 1 euro su 10 viene realmente utilizzato per il migrante.

Ecco perché, per sovvertire la narrazione salviniana, da subito e senza spese, sarebbe opportuno cancellare non solo i “decreti sicurezza” - dai quali traspare l’aberrante logica salvinian- dimaiesca delle Ong “taxi del mare” e di un’ignoranza brandita come arma -, ma anche e soprattutto la legge Bossi- Fini che di fatto non consente una gestione “ordinaria” dei flussi migratori.

Cosa che consentirebbe di contrastare anche le deviazioni emergenziali, con i loro interessi occulti, nonché la cultura arretrata e pavida che non riesce a vedere la luna dietro il dito. Ovvero che, in un territorio idrogeologicamente dissestato e in molte parti disabitato, l’immissione di forza- lavoro giovane e motivata potrebbe far rispuntare fiori dalle pietre. E alimentare le future pensioni degli italiani: si è calcolato che ci servirebbero 320mila immigrati regolari l’anno per determinare un incremento di 10miliardi netti di contributi. Ma chi ha davvero voglia di smetterla di gridare “al lupo, al lupo Matteo” e metterlo a tacere, piuttosto, con una politica degna di questo nome?