Altro giro altra corsa. Il procuratore Nicola Gratteri ospite di Lucia Annunziata - che con Piercamillo Davigo condivide lo scettro del magistrato più presenzialista della tv italiana - si è lasciato andare a nuove, importanti rivelazioni sulla sua mancata nomina a ministro della giustizia ai tempi del governo Renzi. La prima: sembra che il no dell'allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano fosse dovuto - dice lui - alla sua marcata "caratterizzazione". "Non so cosa volesse dire ha poi confessato Gratteri - ancora è vivo, chi è in confidenza può chiederglielo, ma è vero che sono molto indipendente. La seconda: Gratteri non si definisce nè giustizialista nè garantista - e questo si era capito - ma solo "uno che cerca di applicare il codice nel modo più corretto possibile. Esiste la legge e la sua applicazione». La terza: ci sono corrotti anche tra i magistrati, ma sono pochi. "Il problema della corruzione cè, ma possiamo parlare del 6-7%, non di più", ha infatti spiegato Gratteri. Che po ha aggiustato il tiro: "posso dire che sostanzialmente la struttura della magistratura è sana, però è ovvio che un magistrato corrotto fa un botto, fa rumore, è molto grave, la gente si allontana e perdiamo credibilità". Il che, detto ai tempi dello scandalo nomine, è un'affermazione piuttosto "coraggiosa".