Il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, Gianni Rezza, non è uno di quei medici che ci gira intorno. L’Organizzazione mondiale della Sanità dice che per i malati trattati con celerità il rischio è da basso a molto basso. Speriamo.

Come va, direttore?

Siamo molto sotto pressione. I casi aumentano in Europa, Francia, Germania, Inghilterra, ma siamo organizzati.

E in Italia sono due. La psicosi ha di che nutrirsi.

Senza esagerare. Il focolaio in Cina è piuttosto importante, non ci si può aspettare che ci si fermi qui. Il problema era chiaro dall’inizio: qualche ammalato sarebbe certo arrivato.

La prevenzione funziona?

Siamo molto vigili, l’importante è che funzionino le procedure di controllo. Stanno funzionando.

Quali fake o false informazioni la colpiscono?

«La prima è la carne, l’emergenza alimentare è una roba che non sta né in cielo né in terra. Da dove sia uscito il virus non si sa, è inutile accanirsi. E’ certo molto simile a quello dei pipistrelli. Perché i pipistrelli? Perché in Cina espongono gli animali nei mercati, dove c’è un sacco di gente e certi virus sono in grado di fare il salto dall’animale all’uomo. Lo stesso salto di specie avvenuto con la Sars. Parte dal pipistrello e viaggia attraverso altri animali che lo veicolano, come i roditori. Con l’aviaria è stato trasmesso dal pollame. Ed è arrivato all’uomo.

La trasmissione tra uomo e uomo è veloce?

Si trasmette abbastanza facilmente perché il virus s’è adattato, e avviene attraverso le goccioline di

saliva.

Si pensa di evitare il contagio con le mascherine chirurgiche. Nelle farmacie sono esaurite, una sola scatola è arrivata a 50 euro.

La cosa curiosa è che i cinesi di qui hanno svuotato le farmacie per spedirle in patria ma è proprio in Cina che tante vengono prodotte. Le mascherine un certo effetto possono averlo: sono poco filtranti, non trattengono molto, ma impediscono che il nostro fiato esca senza freno, trattengono le goccioline di saliva, e così riducono la trasmissione.

Cioé la mascherina protegge chi ti sta attorno e non dall’ingresso del virus.

Nessuno ha ordinato di indossare le mascherine. Meglio prendere precauzioni banali, ma efficaci, come lavarsi spesso le mani, tossire o starnutire nell’incavo del gomito: va benissimo perché riduciamo anche l’incidenza dell’influenza.

Dicono che solo il 2,5- 3% muore per il coronavirus.

Non si sa con certezza. Il 2- 3% è una casistica ufficiale, ma è un numero sia sottostimato che sovrastimato. Sottostimato perché devi dare il tempo al malato di morire e non sappiamo se è stato fatto un follow up di questi pazienti gravi. Sovrastimato, perché le casistiche ufficiali sono su una parte di tutti i malati, probabilmente si tratta di quelli più gravi. I più lievi non vanno neanche in ospedale. Per cui la mortalità non dovrebbe essere altissima. Il vaccino non esiste, come invece c’è per l’influenza. E dunque le persone fragili, anziane, con malattie croniche sono le più esposte, non si possono proteggere.

Quanto ci si mette a produrre un vaccino?

Anni. Pure se hai la tecnologia per produrlo, una volta trovato, ci vuole tempo. Va sperimentata la sicurezza, l’efficacia, poi produrlo e distribuirlo, serve qualche anno. Ecco perché i vaccini sono sicuri, sono supertestati.

Come si cura il malato?

In molti casi la polmonite è lieve e non richiede particolari cure, se non terapie di supporto: se si tratta di una polmonite virale grave si può andare in rianimazione. L’emergenza più alta consiste nello sperare che funzioni il cordone sanitario in Cina, e applicare la quarantena sui casi isolati. Da noi in Europa bisogna rintracciare immediatamente le persone che sono state a contatto, come stiamo facendo.

Certo non vorrei essere un cinese a Roma, guardato come un appestato.

Men che mai vorrei essere un cinese che vive laggiù in Cina.