«Vogliamo cominciare a dare risposte alle piazze di questi mesi? Allora bisogna abrogare i decreti sicurezza», ragiona Matteo Orfini, che la scorsa estate era stato a bordo della Sea Watch e da prima ancora aveva dato battaglia ai decreti sicurezza voluti dal governo gialloverde. Oggi che il suo partito è al governo, però, l’orizzonte è ancora fumoso.

Oggi c’è il vertice, spera in un passo avanti sulla cancellazione dei decreti sicurezza?

Le dico sinceramente che non lo so, però mi sembra che le dichiarazioni del governo siano tutt’altro che rassicuranti. Da quanto emerge, sembra confermata la volontà di recepire solo i rilievi del presidente Mattatella.

Un passo nella direzione giusta?

I rilievi del Colle riguardano aspetti importanti, ma per me la posizione del governo rimane comunque irricevibile. Lo dico in modo chiaro: l’imperativo deve essere l’abrogazione di quelle norme.

Insomma, non le piace la strategia dei piccoli passi…

Il perchè è molto semplice: il primo decreto sicurezza ha scassato completamente il sistema dell’integrazione e dell’accoglienza, ma non viene minimamente toccato dai rilievi del Quirinale e dunque rimarrebbe così com’è.

Sul banco c’è l’ipotesi di agire in due tempi, posticipando una riforma complessiva del sistema?

Non mi convince per nulla, perchè conosco la politica. Il rischio è che si faranno solo le modifiche minime, poi chissà quanto passerà prima che una riforma complessiva veda davvero la luce. Per questo dico che bisogna abrogare tutto il prima possibile.

Quanta condivisione c’è nel suo partito?

A parole tutti d’accordo. I principali dirigenti del Pd dicono che bisogna superare i decreti Sicurezza, il problema però è che non si passa dalle parole ai fatti.

I decreti Sicurezza spaventano?

Se è così, spero che si trovi il coraggio che fino ad ora è mancato. Anche perchè nel paese c’è una grossa spinta su questi temi e le piazze emiliane e non solo si sono riempite proprio contro la linea politica di Salvini. Noi non possiamo essere il partito che ha tolto la Lega dal governo ma si tiene le sue leggi simbolo: per rispondere a quelle piazze piene, abbiamo il dovere di cambiare.

Non è che si preferisca non tornare a parlare di migrazione perchè il tema è divisivo e rimette al centro la Lega?

Non so se il tema migratorio sia divisivo, so per certo però che è stato cavalcato in modo strumentale dalla destra, le cui parole d’odio hanno diviso il Paese. I dati dicono che sono aumentati i reati di violenza con radice discriminatoria, il che dimostra che quando si alimenta l’odio ci sono delle conseguenze. Noi abbiamo il dovere contrastare proprio questo e non di parlare d’altro. Anzitutto dando una lettura vera della situazione.

E quale sarebbe?

Che non c’è alcun nesso tra sicurezza e immigrazione ma che parlare di sicurezza significa parlare di sicurezza sociale: dobbiamo ricostruire le reti della comunità in modo da far sentire le persone meno sole e abbandonate nei momenti di difficoltà. Accanto a questo, vanno cambiate le politiche sull’immigrazione, a partire dall’abrogazione della Bossi- Fini e dei decreti sicurezza. Lo ripeto, servono subito due nuove leggi: una che regoli l’immigrazione, l’altra che riformi la cittadinanza.

Anche sullo ius soli l’iter sembra tutt’altro che scontato...

Ci sono tre proposte di legge: la mia, quella di Boldrini e quella di Polverini. Le audizioni sono finite, ora bisogna passare alla vera discussione delle norme. Se c’è la volontà politica, lo ius soli si può approvare in un paio di mesi.

C’è, questa volontà politica? I 5 Stelle sono freddi, per usare un eufemismo.

I 5 stelle sono freddi perchè i decreti Sicurezza li hanno scritti loro, insieme a Salvini. In particolare il secondo, in cui le norme peggiori sono figlie proprio di emendamenti dei grillini. Capisco, dunque, la loro difficoltà sul punto, però siamo in un governo di coalizione tra forze molto diverse tra loro, dunque ognuno deve cedere su qualcosa.

Voi su cosa avete ceduto?

Noi abbiamo accettato la riforma del taglio dei parlamentari, contro cui avevamo votato con convinzione. Abbiamo modificato il nostro orientamento perchè dai 5 Stelle è arrivata una richiesta molto ultimativa, diciamo. Ecco, penso che adesso anche loro debbano sforzarsi di rivedere alcune posizioni, frutto di un’epoca ormai superata.

La domanda, allora, è se lo ius soli e abrogazione dei decreti sicurezza siano in cima alla lista, nell’agenda programmatica del Pd.

Questo va chiesto al segretario Zingaretti, io spero che questi siano tra i temi. Per me sono la priorità di sicuro e mi sembra anche che lo siano per le centinaia di migliaia di persone scese in piazza. La manifestazione delle Sardine di Roma si è chiusa proprio chiedendo l’abrogazione dei decreti di Salvini.

Oggi la ministra dell’Interno è Luciana Lamorgese, cosa è cambiato rispetto al Viminale di Salvini?

Sicuramente c’è un imparagonabile miglioramento nello stile, perchè il ministro non alimenta l’odio ma cerca di fare con correttezza il suo lavoro. Su alcuni temi, però, la discontinuità tanto invocata non si vede ancora, nè quando si lasciano in mare inutilmente e per troppi giorni i migranti nelle navi, nè quando si affronta con timidezza il dibattito sui decreti sicurezza.

Anche sul fronte degli accordi con la Libia non sono stati fatti passi avanti?

Domenica si rinnoverà e tre mesi fa il governo aveva annunciato modifiche sostanziali, che però non ci sono state. Il mio parere è che sia un errore gravissimo confermare senza modifiche il memorandum con un paese che ha dimostrato di non essere in grado di garantire i diritti umani. Così continuiamo a renderci complici di chi tortura, ammazza e massacra.

A breve tornerà il dibattito sull’incriminazione di Salvini per sequestro di persona sulla nave Gregoretti. E’ giusto che venga processato?

Assolutamente sì. Non sta a me dire se è colpevole o innocente, ma è giusto che affronti il processo. Io sono un garantista e per me significa garantire i deboli davanti agli abusi dei potenti: nel caso Gregoretti, il ministro aveva il controllo della forza pubblica ed è accusato di averla usata per privare della libertà decine di disperati. Ecco, io ritengo che si debba verificare se questo abuso c’è stato.

Salvini è sotto processo per aver fermato i migranti in mare, lei è salito a bordo della Sea Watch. Lo rifarebbe?

Il mio è stato un atto di opposizione e l’ho fatto esercitando il mio diritto di sindacato ispettivo. C’era una nave di disperati in mezzo al mare e io sono andato a misurare personalmente l’ingiustizia che veniva compiuta sulla loro pelle, perchè davanti all’orrore a volte si ha il dovere di opporsi anche fisicamente. Il mio è stato un gesto simbolico, ma credo sia stato giusto e lo rifarei.