Il vertice di oggi tra il presiedente del Consiglio e i capigruppo di maggioranza, se confermato, sarà forse la più singolare - per alcuni addirittura surreale - verifica degli ultimi tempi. Intanto per il termine stesso usato: prima sbandierato, poi rinnegato (troppo lessico Prima repubblica...) e infine accolto con un misto di rassegnazione e noncuranza. E poi per i contenuti dellincontro. I quali sono tanti e corposi ma - ecco il punto - trascurati fino a diventare impalpabili come incorporei ed inafferrabili ectoplasmi. Questo perché il vero oggetto del confronto è tutto e squisitamente politico. Si tratta infatti di stabilire chi tra il Pd, ringalluzzito vincitore dellultima tornata amministrativa ma numerico junior partner; e lM5S, perdente per antonomasia ma detentore del 33 per cento dei seggi parlamentari, debba - come si diceva un volta - dettare la linea. Più brutalmente: chi deve comandare e fino a che punto. La questione, di per sè esplosiva, è resa ancora più urticante da un singolare elemento di paradossalità. Se infatti fino a poche settimane fa il Nazareno (e la sua leadership) era accusato di essere eccessivamente grillinizzato, pedissequo esecutore di direttive pentastellate; ora limmagine si è rovesciata ed è il MoVimento che si spacca perché troppo pidinizzato e a rimorchio del partner di governo. Ricomprendendo nellintemerata anche Giuseppe Conte. Il quale, a rigore dovrebbe essere lelemento di equilibrio e invece finisce nel mischione delle polemiche. Che tipo di Fase 2 possa emergere, che profilo di cronoprogramma, sorretto da quali provvedimenti, possa scaturire da una tale reciproca sospettosità, è difficile comprendere. Eppure non cè alternativa: la minestra governativa è questa e gli ingredienti non sono destinati a mutare. Con una postilla. Lesecutivo che ha fatto del rinvio una delle modalità dazione più gettonate, forse può allungare la lista con uno particolarmente significativo: posticipare di un paio di anni, come richiesto dal presidente del Cnf, la cancellazione della prescrizione. Per riparlarne una volta eletto il successore di Mattarella.