Il tavolo è affollato e teso, il testo da analizzare ( trenta pagine fitte fitte, di un disegno di legge contenente la delega per l’efficienza del processo penale) arriva con almeno un grosso punto di domanda a margine. Il risultato di molte ore di vertice cui erano presenti le delegazioni di M5S, Pd, Italia Viva e Leu, è che difficilmente la riforma del processo penale che contiene anche la riscrittura della norma Bonafede sulla prescrizione potrà arrivare invariata al Consiglio dei ministri di giovedì, come auspicava il premier Giuseppe Conte chiedendo «di trovare finalmente la piena condivisione». Lo stesso presidente del Consiglio aveva parlato di un progetto «molto persuasivo» e che contiene «tutte le misure che possano nel complesso garantire tempi più ridotti e quindi un servizio più efficiente a favore dei cittadini».

Invece, il risultato è stato nuovamente interlocutorio, con voci contrarie in particolare provenienti da Italia Viva ( da sempre l’osso più duro a partire dalla prescrizione, rispetto alla quale ha votato in commissione il testo del forzista Costa), che ha riconosciuto «passi avanti» sulla riforma del processo penale ma ha ribadito le «distanze» in tema di prescrizione, che presenta degli elementi di incostituzionalità e, soprattutto, non risolverebbe il problema del rischio di «processi infiniti».

A quanto si apprende, la nuova versione “limata” della norma Bonafede prevede che la sospensione della prescrizione operi solo alle sentenze di condanna in primo grado e che il decorso riprenda quando la sentenza del grado successivo ha prosciolto l’imputato. Nel caso di sentenza di proscioglimento, invece, la prescrizione viene sospesa «per un tempo non superiore a due anni» a seguito della impugnazione della sentenza di proscioglimento. Inoltre, se durante i termini di sospensione si verifica una ulteriore causa di sospensione, i termini sono prolungati per il periodo corrispondente. Questa, dunque, sarebbe la nuova formulazione della norma entrata in vigore lo scorso primo gennaio, che invece calava una scure erga omnes sulla prescrizione, dopo il giudizio di primo grado. La base per la modifica è stato il cosiddetto “lodo Conte”, proposto da Leu, che aveva avuto il via libera del Pd, invece Italia Viva aveva sollevato dubbi sulla costituzionalità di un trattamento difforme per assolti e condannati in primo grado.

Gli avvocati potranno presentare istanza di immediata definizione del processo decorsi i termini di due anni per il giudizio di appello e di opposizione a decreto penale di condanna e di un anno per il giudizio di cassazione, decorrenti dalla ricezione degli atti da parte del giudice dell’impugnazione o dell’opposizione. Dal deposito dell’istanza di immediata definizione, il processo deve essere definito entro 6 mesi ma i termini potranno essere determinati in maniera diversa dal Csm, in base al numero dei processi pendenti e sopraggiunti. Da notare che viene previsto che l’avvocato potrà impugnare la sentenza solo con uno specifico mandato del cliente, rilasciato successivamente alla pronuncia della sentenza.

ILLECITI DISCIPLINARI

I dirigenti degli uffici dovranno attuare misure organizzative idonee a consentire la stretta sui tempi prevista dalla legge: un anno per il giudizio di primo grado, due anni per giudizio di secondo grado, un anno per il giudizio di legittimità. Costituirà illecito disciplinare per i magistrati il mancato rispetto dei termini, nel caso in cui le misure organizzative adottate dal suo ufficio siano idonee a rispettare i tempi. Inoltre, i capi degli uffici saranno obbligati a segnalare ( l’omessa segnalazione costituirà a sua volta un illecito) le violazioni ai titolari dell’azione disciplinare.

La bozza prevede anche la riforma dell’elezione del Csm: i componenti diventeranno 30, con 20 togati rispetto ai 16 attuali e 10 laici rispetto agli attuali 8. Abbandonata l’idea dell’elezione mediante sorteggio, il voto avverrà su 19 collegi definiti tre mesi prima del voto dal ministero della Giustizia. Le votazioni saranno a doppio turno e ogni elettore avrà tre preferenze: verrà eletto al primo turno chi avrà ottenuto la maggioranza assoluta dei voti espressi, altrimenti si procederà al ballottaggio dei due più votati.

Il testo dovrebbe prevedere assunzioni straordinarie di personale amministrativo con contratto a tempo determinato fino a 2500 unità; la nomina di 500 nuovi giudici ausiliari di Corte d’appello ( con estensione della loro competenza anche ai procedimenti penali per reati di competenza del tribunale in composizione monocratica).

Le indiscrezioni sul testo hanno immediatamente suscitato reazioni nel mondo dell’avvocatura con il coordinatore di Ocf, Giovani Malinconico: «La nuova riforma della prescrizione suscita forti perplessità in ordine a eventuali profili di incostituzionalità laddove distingue fra innocenti e condannati in primo grado in un ordinamento, il nostro, che prevede la presunzione di innocenza fino al completamento del giudizio». D’altra parte, durante il suo intervento su Rai-News, anche il presidente del Cnf, Andrea Mascherin, aveva definitio il lodo Conte «una soluzione sbagliata perché il processo deve avere la ragionevole durata per tutti: per l’imputato, per chi è assolto, per le parti offese. È uno dei tanti compromessi al ribasso della politica sulla giustizia». Anche il vicepresidente del Csm, David Ermini si è espresso sulla prescrizione, in particolare sul metodo: «Se è vero che la crisi del processo penale, sotto il profilo della sua lentezza endemica, è sotto gli occhi di tutti, l’aver attuato la riforma della prescrizione, anticipandola e affrancandola da una revisione di sistema e di più ampio respiro, mi sembra un punto di partenza sbagliato, nonostante oggi parte di coloro che hanno voluto e votata la riforma tentino di rinnegarla».