I libri che hanno cambiato l’umanità (anche in peggio se pensiamo al Mein Kampf ) e avuto una forte influenza sulla storia della letteratura sono stati scritti in carcere. Da Le mie prigioni di Silvio Pellico a Lettere dal carcere, di Antonio Gramsci, dal quale prende il nome questa pagina, raccolta postuma della corrispondenza intrattenuta da uno dei fondatori del Pci coi propri familiari e amici durante il periodo della sua lunga detenzione.

Uno dei più noti libri scritti all’interno di un carcere è Le mie prigioni, di Silvio Pellico. Il romanzo è stato redatto intorno al 1800 e narra, in forma autobiografica, le vicende vissute durante i lunghi anni di prigionia vissuti dallo stesso scrittore. Pellico infatti fu rinchiuso in carcere per diversi anni a causa della sua partecipazione illecita ai moti carbonari dell’epoca. Le mie prigioni è solamente il più famoso dei tanti manoscritti che l’autore ebbe il tempo di redigere durante il periodo di reclusione. Il libro venne pubblicato solamente oltre trent’anni dopo, nel 1832, quando l’autore venne ufficialmente dichiarato uomo libero e poté finalmente fare ritorno a casa.

Ma tanti altri romanzi famosi sono stati scritti durante la detenzione. Miguel de Cervantes finì in carcere per appropriamento indebito di denaro pubblico dopo che si indagò un po’ sui vari conti a cui aveva accesso come esattore delle tasse. E fu durante la reclusione al carcere di Siviglia che partorì il Don Chisciotte della Mancia.

Marco Polo, tornato a Venezia, subisce lo scotto del riaprirsi delle ostilità tra la Repubblica e Genova. Fatto prigioniero fa buon viso a cattiva sorte: al cospetto dei suoi colleghi di cella inizia a raccontare le sue incredibili avventure, un materiale prezioso che fornirà lo spunto poi per la stesura de II Milione. Un altro noto ed apprezzato autore che dietro le sbarre scrisse uno dei suoi maggiori capolavori fu il giovane Oscar Wilde. Lo scrittore irlandese durante gli anni di prigionia lavorò al romanzo intitolato appunto La ballata del carcere di Reading. Wilde venne ammanettato nel corso del 1895 a causa della sua omosessualità al tempo considerata inammissibile e fu costretto a scontare ben due anni di prigionia durante i quali venne obbligato a svolgere anche i lavori forzati. Oscar venne rilasciato in seguito al pagamento di una salata cauzione la cui spesa di oltre duemila sterline venne sostenuta dagli amici e dai parenti del celebre scrittore. Il filone narrativo del romanzo scritto da Wilde durante i due anni di prigionia è interamente incentrato sulla tematica della pena di morte e sulla routine che un carcerato è costretto a vivere quotidianamente in attesa che il fatidico giorno giunga.

Impossibile non citare Le 120 giornate di Sodoma, del marchese De Sade. Lo scrisse in prigione, alla Bastiglia, alla vigilia della Rivoluzione Francese (1789): nel racconto, concepito come una sorta di enciclopedia delle depravazioni, quattro nobili indulgono in ogni tipo di '"passione", dal piacere all'omicidio, con 50 giovani prigionieri. Il manoscritto venne pubblicato solo nel 1905: 70 anni dopo ispirò Pasolini per il suo film Salò o le 120 giornate di Sodoma. Si narra che l’abbia scritto in soli 37 giorni, su un rotolo di carta di 12 metri.

Ma ritornando da noi, non si possono non citare due libri. Uno è I Neoplatonici di Luigi Settembrini: si tratta di un breve racconto scritto dal patriota mentre era in carcere di Santo Stefano con l’accusa di cospirazione. È una storia omoerotica che creò un certo imbarazzo, tanto da non essere pubblicata fino al 1977. Su questo ritardo nella pubblicazione pesò il veto di Benedetto Croce che, dopo aver letto il manoscritto, lo definì: “lubrico e malsano errore letterario del Venerato Maestro, martire patriottico dei Borbone”.