La prescrizione divide di nuovo i dem da Italia Viva. In commissione Giustizia, i renziani hanno sostenuto la proposta di legge delle opposizioni: «Una scelta incomprensibile e grave», secondo il responsabile giustizia del Pd, Walter Verini.

Loro la motivano sostenendo che dai tavoli non si sia arrivati a una vera soluzione per correggere la legge Bonafede.

Questo non è vero, perchè nei giorni scorsi è avvenuto un fatto nuovo e importante. Durante la riunione di maggioranza, il premier Conte ha annunciato la presentazione della riforma del processo penale, che verrà presentata probabilmente la settimana prossima. Dentro, ci saranno norme concrete, scritte nero su bianco, che puntano a garantire tempi certi e ragionevoli per i processi. Questa è obiettivamente una svolta di cui non si può non tener conto, per questo considero grave e incomprensibile la scelta di Italia Viva.

Sulla prescrizione si è davvero così vicini a una modifica della legge entrata in vigore il primo gennaio?

Sì, siamo riusciti a far sì che la legge considerata intoccabile per i grillini e già entrata in vigore venga cambiata. L’ipotesi fatta è quella contenuta nella proposta di Leu, che differenzia il percorso tra condanna e assoluzione in primo grado, ma senza minare i presupposti della presunzione di innocenza. L’impegno fondamentale alla base, però, rimane uno: che il processo abbia durata certa e ragionevole per tutti.

Cosa prevede il pacchetto di riforma del processo penale?

Per fare qualche esempio concreto, oltre alle assunzioni di personale già messe in campo, la riforma toccherà la modalità con cui si svolgono le notifiche, introdurrà tempi certi tra chiusura delle indagini e l’avvio del dibattimento, inoltre lavoreremo sull’estensione del patteggiamento e sulla depenalizzazione per alcuni reati a basso allarme sociale. Poi puntiamo ad introdurre il giudice monocratico anche in appello nel caso di reati per cui è previsto in primo grado. Infine, si prevede una disciplina più stringente per gli illeciti disciplinari dei magistrati, nel caso di tempi ingiustificatamente lunghi per il secondo grado.

Dalle sue parole trapela ottimismo...

Credo che questo insieme di riforme potrà davvero realizzare ciò che sembrava un sogno: la ragionevole durata del processo. Per questo, ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso da parte di Italia Viva.

Loro vi accusano, invece, di esservi appiattiti sulle posizioni dei grillini proprio sul tema della prescrizione, andando contro lo spirito del garantismo pur di reggere il governo.

Guardi, io capisco che la destra stia facendo il suo mestiere di opposizione cercando di mettere in crisi il governo, capisco invece meno il perchè Iv li sostenga in questo gioco, votando la proposta di Forza Italia. Sinceramente, credo che questa destra di garantista abbia molto poco, considerando le posizioni di Salvini.

Il testo di Costa, però, di fatto riprende quello di Andrea Orlando che voi avete votato nel precedente governo.

Mi sembra una mossa dettata dalla furbizia e dal manovrismo. Per chi non ha memoria, ricordo che Costa si battè come un leone contro la riforma Orlando, giudicandola giustizialista. Oggi invece la fa propria e la usa strumentalmente per ragioni di bottega di opposizione. Mi sembra che l’intenzione della destra sia di usare la riforma Orlando come un clava contro il governo e che Iv si presti a questo gioco. Anche perchè lo stesso Orlando è tra i firmatari della nostra proposta di legge sulla prescrizione, che supera la sua riforma.

Semplificando, sembra che il Pd sia fiducioso e Iv scettica rispetto alla volontà del ministro di cambiare la legge.

Il Pd ha presentato una sua proposta di legge di riforma della prescrizione ed è lì nel caso in cui la riforma del processo penale, che contiene anche la norma sulla prescrizione, si arenasse. Il nostro obiettivo, però, è e rimane quello di rendere certi e brevi i tempi dei processi penali e non facciamo il tifo perchè la riforma si blocchi, perchè questo significherebbe non portare a casa il risultato.

Nessuna subalternità ai grillini, quindi?

A me sembra che sia esattamente il contrario. Noi volevamo dare segnale di dialogo e non fare muro contro muro, perchè siamo in una coalizione e dunque abbiamo cercato di capire le ragioni di tutti gli alleati e cercato convergenze. Così si sta in una coalizione: con lealtà. Infatti, abbiamo ottenuto non solo una riforma che dia tempi certi al processo, ma anche che si modifichi lo stop alla prescrizione.

Pechè dice che, invece, sarebbe Italia Viva ad essere subalterna?

Pensi a cosa sarebbe successo se, con il voto di ieri, Iv avesse aperto una crisi con Bonafede. Che fine avrebbe fatto la riforma del processo penale? Ecco, questo modo di agire è una grave forma di subalternità a chi non vuole cambiare nulla ma vuole solo usare la giustizia come una clava contro il governo.

Si potrà ricucire questo strappo con Italia Viva?

Me lo auguro davvero, ma l’unico modo è ripartire dai fatti. Se si agitano simboli identitari parziali e si sventolano bandierine propagandistiche, le ricuciture sono più difficili.

E’ un appello alla maggioranza?

Sì. Abbiamo la grande occasione di cambiare il processo penale e realizzare davvero l’articolo 11 della Costituzione sulla durata ragionevole del processo. Significherebbe un passo storico, al quale anche le forze di opposizione potranno partecipare con un loro contributo in Parlamento. Concentriamoci su questo e stiamo tutti convintamente dentro questo governo per cambiare le cose.

Il ministro Bonafede è stato accusato di rigidità. Solo Italia Viva ha sbagliato approccio?

Al Guardasigilli vorrei dire che è il ministro della Giustizia di una coalizione di cui fa parte non solo il suo partito ma anche altre forze, dunque le sue posizioni e quelle del suo partito sono rispettabilissime, ma vanno confrontate con quelle di tutta la maggioranza. Questo sta avvenendo, ma ci auguriamo che Bonafede presenti al più presto la proposta di riforma e si concretizzino anche gli accordi sulla prescrizione.

Insomma, il suo è un appello all’unità.

E’ un appello a che la maggioranza raggiunga una sintesi insieme. Invece sventolare le bandierine dei singoli crea incomunicabilità ed è segno di arroganza, che però non nuoce tanto ai partiti quanto al Paese. E questo è un principio che vale per tutti.