«Benvenuti nel magnifico mondo del processo penale. Il nuovo, senza prescrizione. Volete sapere cosa accadrà? Che arriveremo al parossismo già emerso in alcune pur virtuosissime sedi giudiziarie. Torino ad esempio, dove gli appelli vengono fissati di qui a 5 anni proprio perché in primo grado si è riusciti a smaltire l’arretrato e a mandare avanti tutto. Figurarsi ora senza prescrizione». Alessandro Vaccaro, tesoriere dell’Ocf e in prima linea nel rappresentare l’Organismo forense a tutti gli incontri sulla riforma penale, non si lascia sedurre dalle teorie. Guarda ai fatti. Alla vita concreta del processo. E ne riporta una via di mezzo fra orrore e sarcasmo. «Siamo di fronte a un inganno collettivo. L’intervento sulla prescrizione e altri che vengono evocati sono un attacco non solo all’avvocatura ma all’intera giurisdizione. E quindi ai diritti dei cittadini».

Il diritto penale rischia di ridursi a materia per compromessi politici, come sulla prescrizione?

Sì ed è gravissimo. Nel caso della prescrizione abolita dopo il primo grado, anche se solo per le sentenze di condanna, a essere beffate sono innanzitutto le parti offese, travolte dal devastante allungamento dei tempi che gli interventi in corso produrranno. L’ultima idea di prescrizione ipotizzata dalla maggioranza di governo si tradurrà molto semplicemente nella corsia preferenziale per gli appelli dei pm, a cui si darà precedenza perché saranno i soli esposti alla possibile estinzione del reato. Come credete si regoleranno i presidenti di Corte d’appello, nello stabilire le priorità? Già solo per tale ragione, l’attesa degli imputati che proveranno a impugnare una condanna sarà segnata.

La riforma della prescrizione ha in ogni caso profili d’incostituzionalità: ma sarà possibile porre rimedio alle lesioni dei diritti prodotte prima che si pronunci la Consulta?

A una decisione della Corte costituzionale bisognerà arrivarci e ci vorrano diversi anni. Intanto si devasta il processo con misure tutte rivolte al medesimo obiettivo: mettere sotto attacco la difesa e più in generale la giurisdizione, dunque la tutela dei diritti. La gran parte delle ipotesi più o meno concrete avanzate in queste ore rovescia i cardini dell’ordinamento e introduce la presunzione di colpevolezza. Si vorrebbe ridurre la durata del processi addirittura con l’abolizione del divieto di reformatio in peius, come propone Davigo. Io rilancio una proposta già avanzata nelle audizioni in Parlamento a cui sono intervenuto per l’Ocf.

Quale proposta?

Rendere perentori i termini per tutte le parti, magistrati inclusi. Sono perentori per noi avvocati: se non deposito il ricorso entro il limite prefissato, io avvocato decado, sono fuori. Basta prevedere lo stesso per il magistrato: nel suo caso i termini oggi non sono perentori ma ordinatori, eccezion fatta per l’arresto e i motivi di appello. Alla difesa, e in generale al cittadino, interessa ben poco che il pm o il giudice incapace di stare nei termini possa essere perseguito disciplinarmente. Introduciamo piuttosto decadenze processuali. Siamo al disordine, a un percorso riformatore di cui non si sa nulla.

Come si riporta la discussione sui corretti binari?

C’è una sola possibilità: il ministro della Giustizia Bonafede riconvochi i tavoli sulla riforma aperti ad avvocati e magistrati. Riteniamo di avere il diritto di sapere cosa sta per arrivare in Consiglio dei ministri, e di discuterlo prima. Ci era stato detto che, con il cambio di maggioranza, andava ricalibrato tutto e che appena rimesso il quadro in ordine saremmo stati riascoltati. Sono trascorsi mesi e nel frattempo si sono messe in campo modifiche pesantissime. Sono totalmente d’accordo con il presidente del Cnf Andrea Mascherin che ha chiesto appunto al guardasigilli di riunire di nuovo le rappresentanze dell’avvocatura e l’Anm prima di qualsiasi passaggio in Consiglio dei ministri.

Teme che il lavoro compiuto al tavolo nei mesi scorsi sia ormai perduto?

Vorrei sapere cosa si pensa di trarne. Noi come Ocf avevamo proposto per esempio l’affidamento in prova ai sevizi sociali, fin dal primo grado, anche per decongestionare la Cassazione e i Tribunali di sorveglianza. Sa a Milano qual è l’attesa per la trattazione degli ordini di carcerazione? Si va al 2029. Nel frattempo il condannato è libero. Senza prescrizione sarà ancora peggio. Sarebbe questa l’efficienza implacabile della giustizia che continuano a proclamare?