Il tema della diseguaglianza appare e scompare dalla discussione politica, a seconda delle stagioni. In occasione del recente varo della legge di Stabilità si è molto parlato di futura revisione delle aliquote dell’IRPEF, al fine di sostenere i redditi più bassi.

Mi auguro che si affronti il tema della diseguaglianza a cominciare dal cuneo fiscale che entrerà in funzione dal primo luglio del 2020. Una parte di quella risorsa stanziata, circa 3 miliardi di euro, dovrebbe, a mio avviso, anche andare ai cosiddetti “incapienti”, cioè a coloro che stanno al fondo della scala delle retribuzioni e di quella sociale. Si tratta di quei lavoratori che arrivano a un massimo ( sottolineo massimo) di 8.174 euro all’anno di retribuzione ( circa 680 euro mensili) e che, a causa del basso reddito, non hanno carichi fiscali. Si tratta di circa 4 milioni di persine che già non hanno percepito il bonus di 80 euro del Governo Renzi: una vera ingiustizia che non può essere ripetuta, perché in questa platea si trovano i più sfortunati, cioè coloro che svolgono i lavori più umili e discontinui, oppure che svolgono attività con orari molto limitati. Molti giovani si trovano in questa condizione. Mi auguro che nel confronto con i sindacati, che dovrebbe decidere la platea dei beneficiari, questo problema venga risolto. Le ipotesi che circolano si riferiscono, al momento, a una platea che corrisponde a quella che ha già percepito gli 80 euro ( cioè con un reddito fino a 26.000 euro lordi annui), alla quale aggiungere eventualmente la fascia di lavoro dipendente che arriva fino a 35.000 euro.

Questi lavoratori percepirebbero circa 40 euro netti mensili: chi ha già percepito il precedente bonus arriverebbe a 120 euro mensili ( 80+ 40). Con questa scelta, però, gli incapienti verrebbero esclusi. Come ha dichiarato a questo proposito il Sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Pierpaolo Baretta, per affrontare il problema degli incapienti si dovrebbe immaginare per questi lavoratori l’erogazione diretta di un assegno, non potendo procedere con le detrazioni. Va anche evitato di confondere questa tipologia di lavoro con la povertà, il cui problema è stato affrontato con il Reddito di Cittadinanza. Non sempre questo strumento risulta idoneo a risolvere il problema di cui stiamo parlando, anche se esistono aree di potenziale e oggettiva sovrapposizione. Tornando al tema della diseguaglianza, è interessante analizzare l’ultimo rapporto del Centro Studi Mercato del Lavoro e Contrattazione dell’Associazione Lavoro& Welfare. In esso si analizza il funzionamento del cuneo fiscale e contributivo. I dati che mi interessa evidenziare sono quelli relativi alla differenza retributiva di genere e territoriale. La retribuzione media annua in Italia, come rilevato dall’ISTAT nel dicembre del 2018, è di 32.154 euro lordi.

L’incidenza del cuneo fiscale è del 45,7% e i lavoratori, dalla cifra di partenza, arrivano a mettere in tasca 14.707 euro all’anno ( 1.131 euro netti al mese per 13 mensilità). Se esaminiamo la retribuzione dei lavoratori siamo a 36.641 euro, cioè il 14% al di sopra della media.

Mentre, per quanto riguarda le lavoratrici, la retribuzione lorda annua di attesta a 26.809 euro, cioè il 17% al di sotto della media. Una differenza enorme. Lo stesso gap vale anche per i territori: il Nord- Ovest si colloca in cima alla classifica, con una media di 36.463 euro, quasi identica alla retribuzione degli uomini. In coda alla classifica ci sono Sud e Isole, con una retribuzione di 25.769 euro, leggermente inferiore a quella delle donne. Nel mezzo si collocano il Nord- Est ( 34.227 euro) e il Centro ( 33.136 euro). Si evidenzia, in questo modo, il distacco delle regioni del Meridione dal resto dell’Italia. L’analisi puntuale di questi dati rivela una singolare simmetria tra lavoratrici e Sud nello svantaggio retributivo. Un problema antico, ma che deve essere comunque affrontato. Tutelare gli ultimi, soprattutto quando questa condizione coincide con la condizione femminile e con quella dei giovani, è compito primario della politica. Si tratta di un obiettivo per il quale vale la pena di battersi riscoprendo la capacità di avere progetto e visione e non soltanto l’occhio rivolto al posizionamento tattico e all’ultimo sondaggio.