Nei suoi anni da cancelliera tedesca e da leader dell’Europa Angela Merkel non era mai riuscita a visitare i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, in Polonia. Anche perché quasi sempre impegnata nelle commemorazioni ufficiali che si tengono nei non meno orridi campi di sterminio su suolo tedesco, come Dachau.

Ieri però la Merkel per la prima volta è riuscita a compiere questa attesa visita ufficiale, che prima di lei avevano fatto solo i cancellieri Helmut Schmidt ed Helmut Kohl, l’ultimo nel 1989 e nel 1995. La Merkel non ha avuto timore di affrontare di petto i fantasmi degli orrori dei lager e della shoah, lo sterminio degli ebrei che proprio in questo campo ha avuto il suo momento più buio e più tragicamente simbolico.

Commossa e allo stesso tempo ferma, la Merkel ha pronunciato parole chiare e dure, tanto più in un momento in cui la Germania e l’Europa intera assistono a un ritorno di posizioni antisemite e di estrema destra. «Nessuna tolleranza di fronte all’antisemitismo», in Germania e in Europa, ha scandito. Ma è andata anche oltre. «Mi inchino alla sofferenza di queste persone, mi inchino alle vittime della Shoah. Quello che è successo qui non si può capire con la comprensione umana».

Ascoltando la testimonianza diretta di un sopravvissuto al lager che arrivò dodicenne ad Auschwitz, la cancelliera ha sottolineato la necessità di preservare la memoria di ciò che accadde anche se l’orrore di quei crimini lascia privi di parole, ma il silenzio non può essere la risposta. E qui è arrivata la parte più forte dell’intervento della Merkel: esprimendo «profonda vergogna» per le atrocità commesse dalla Germania nel campo, ha voluto mettere chiaramente l’accento sul fatto che ad essere colpevoli furono i tedeschi, i dignitari di Adolf Hitler, certo, ma con il consenso e il supporto di buona parte della popolazione.

Per Angela Merkel – con parole davvero inequivocabili - la memoria dei crimini nazisti è «inseparabile» dall’identità tedesca, ne costituisce un tratto fondamentale. I responsabili devono essere identificati chiaramente, ha dichiarato. «Lo dobbiamo alle vittime e a noi stessi». «Ricordare i crimini, indicare i suoi autori e rendere un omaggio degno alle vittime è una responsabilità che non finisce mai. Non è negoziabile. Ed inseparabile dal nostro Paese. Essere cosciente di questa responsabilità è una parte della nostra identità nazionale», ha sostenuto. «Non dobbiamo mai dimenticare. Non possiamo tirare una linea e non ci sarà neppure alcuna relativizzazione».

Giovedì, la Cancelliera tedesca ha annunciato la concessione di 60 milioni di euro alla Fondazione Auschwitz- Birkenau per la manutenzione del sito in cui furono trucidati oltre 1,3 milioni di persone, in gran parte ebrei polacchi e di altri paesi europei tra il 1940 e il 1945.