Governare non è asfaltare, sentenziava nella prima metà del Novecento Salvador de Madariaga. Vuol dire che governare non è accarezzare l’elettorato con il brillìo dei tagli dei nastri: significa scegliere. A volte anche in modo impopolare, è la differenza che corre tra statisti e politici di piccolo cabotaggio. La massima dello storico spagnolo - prima conservatore poi antifranchista - torna alla mente in questi giorni osservando le convulsioni della maggioranza giallorossa. Cambiandone però il secondo verbo: governare non è rinviare. Tutto il resto, comprese le valutazioni di merito, resta uguale.

Il registro del rinvio sembra infatti essere diventato lo schema comportamentale del governo e chi lo sostiene(?). Rinvio su tutto e per tutto: dalle minuzie, si fa per dire, tipo - giusto o sbagliato che si consideri - l’obbligo del Pos per i commercianti alla partita enorme dell’Ilva; da quella appena un gradino sotto dell’Alitalia per finire al Mes. Rinviare tutto per incapacità decisionale a causa dei dissensi via via più profondi tra i partner della coalizione si prospetta ormai come una sorta di riflesso condizionato: scatta di suo, non c’è bisogno del martelletto del medico. Come interpretare diversamente, infatti, la sindrome che si è impossessata della legge di Stabilità, appena rinviata di una settimana per l’esame d’aula. Per non parlare della Commissione Bilancio del Senato che la deve esaminare preventivamente, convocata e sconvocata già quattro volte da lunedì e per circa diciotto ( 18!) volte dall’inizio della sessione finanziaria?

Il meccanismo salva- Stati è l’ultimo caso. Chiedere un allungamento dei tempi al fine di ritoccare alcune misure va bene a patto di fare proprio il quadro normativo generale. Altrimenti è solo l’ennesima manovra dilatoria. Peraltro illusoria perché il momento delle scelte arriva comunque: in questo caso in tempi ravvicinati, visto che mercoledì 11 il Parlamento dovrà votare documenti di indirizzo per il governo. E lì nascondersi non si può.

Ma è l’impianto generale che fa acqua. Rinviare vuol dire scaricare su altri le proprie responsabilità. Ma chi sono questi altri se non gli italiani, che magari votano per partiti diversi? Se ci si candida a governare, poi bisogna accettarne le conseguenze. Altrimenti meglio andare al cinema. O, a chi piace, allo stadio.