Sfrondato delle asperità verbali e dal clima rissaiolo che tuttavia minaccia di sviluppare altre puntate e andando al succo della questione, il dibattito in Parlamento sul Meccanismo Europeo di Stabilità - argomento decisivo che merita il più accurato approfondimento - ha confermato una cosa che tutti sappiamo e molti aggirano. Cioè che il legame tra l’Italia e l’Europa non solo è storicamente obbligato ma anche indissolubile in quanto conveniente. Nel senso che è interesse decisivo di Roma stare dalla parte di quelli che le regole le scrivono piuttosto che da quella che le subiscono.

Che il nostro stratosferico debito pubblico è senz’altro sostenibile come ha assicurato Giuseppe Conte ma che per farlo rimanere tale dobbiamo spendere un mucchio di miliardi di euro che potrebbero essere meglio impiegati, se il debito diminuisse, in infrastrutture e servizi. Per cui l’incubo non deve essere la “ristrutturazione” o il consolidamento, che pure sono spettri da allontanare. Quanto vanificare un serio piano di costante diminuzione.

In Italia non ci pensa nessuno, in Europa non fanno altro: bella forbice da stroncare. Se dunque la Ue è essenziale, altrettanto essenziale risulta lavorare per modificarne gli aspetti negativi che zavorrano la sua azione. L’Italia può e deve farlo a condizione che la sua forza e autorevolezza, oggi declinanti, riprendano vigore.

Litigare con alleati storici e strizzare l’occhio a player al di là degli Urali o della Muraglia può magari solleticare l’ipertrofia egoica di qualcuno, ma è assai dubbio che faccia bene al Paese.

Se davvero - ma come fare a crederlo? - fosse questo il risultato del confronto nelle aule parlamentari, il passo in avanti risulterebbe importante e positivo. Se invece di qui al voto della prossima settimana la bagarre continuasse e le spinte anti- europee così ben posizionate dentro e fuori la maggioranza avessero il sopravvento, il rischio sarebbe di logorare ancor più il prestigio dell’Italia spalancando le porte ad una nuova fiammata di polemiche di stampo mediatico ed elettoralistico del tutto autolesionistico.

Proprio ieri Boris Johnson ha annunciato che se vince le elezioni farà come gli Usa: per visitare Londra, ci vorrà un visto. Quelli che da noi immaginano la stessa cosa sono simili a chi guida a fari spenti nella notte per vedere l’effetto che fa. Se qualcuno vuole salire a bordo, si accomodi.