"Copia e incolla” in Procura delle proroghe dei decreti che dispongono le intercettazioni telefoniche. La vicenda, certamente non una novità nel panorama giudiziario italiano, riguarda questa volta il Tribunale di Torino ed è stata riportata da La Stampa.

Il procedimento penale è relativo alla gestione, dagli anni 2010 al 2015, del Salone internazionale del libro di Torino. Ventinove gli imputati, fra cui l’ex sindaco del capoluogo piemontese Pietro Fassino e l’ex assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi.

Fra le accuse contestate dalla Procura, peculato e turbativa d’asta. Le indagini, terminate lo scorso gennaio, sono state condotte facendo notevole ricorso all’utilizzo delle intercettazioni telefoniche. E su questo delicato ed invasivo strumento investigativo si è concentrata l’attenzione dell’avvocato Luigi Chiappero, legale di Antonella Parigi. Durante l’udienza preliminare di questa settimana è stato chiesto al gup di dichiararne la loro inutilizzabilità.

«Le richieste del pm al gip e quasi tutti i relativi decreti erano ciclostilati, quasi tutti uguali e rimandavano ad annotazioni dei carabinieri che non segnalavano telefonate di rilievo», ha esordito l’avvocato Chiappero.

«Questi decreti – ha aggiunto - trasformavano l’intercettazione da mezzo di ricerca della prova a ricerca delle notizie di reato». L’assessore alla Cultura, entrata nel fascicolo come «parte terza al massimo in possesso di informazioni utili», è stata successivamente intercettata per 825 giorni consecutivi. In totale sono state disposte dal gip ben cinquantasei proroghe di intercettazioni.

L’eccezione di Chiappero, sul “copia e incolla” e sulle intercettazioni effettuate con il sistema dello “strascico”, è stata condivisa anche dagli altri legali dei vari coimputati dell’ex assessore regionale. «L’eccezione non è per eliminare l'utilizzo delle intercettazioni ma per il rispetto di norme precise», ha voluto comunque precisare Chiappero al termine della sua arringa difensiva.

E cioè che le proroghe delle intercettazioni devono essere, come prevede il codice di procedura penale, adeguatamente motivate, non essendo sufficiente il più pratico e rapido copia incolla pg/ pm/ gip. Il prossimo 9 dicembre è in calendario la replica del pm Gianfranco Colace che, prevedibilmente, cercherà di “salvare” l’utilizzabilità delle intercettazioni ed il lavoro svolto in tutti questi anni dai carabinieri.

L’ultima parola spetterà poi al giudice.