Le sardine sono per ora, più che ' movimento', un ' fenomeno' ( come lo ha definito il bolognese Mattia Santori, il più televisivamente onnipresente fra i 4 trentenni che lanciarono la prima manifestazione). Fenomeno vistoso, peraltro: ha occupato in pianta stabile i media oltre che le piazze. Fa sognare il Pd, inquieta l'M5S, incanta i commentatori da mesi in cerca di qualcosa da opporre all'avanzata della destra salviniana, spaventa, ma fino a un certo punto, lo stesso Salvini.

Le ' sardine' sono state accusate di essere solo un movimento ' contro Salvini' e di incarnare una specie di controsenso, trattandosi di una bizzarra, o quanto meno inedita, ' mobilitazione contro l'opposizione'. Il secondo addebito è certamente fuori luogo. Nella campagna elettorale permanente che prosegue da ormai quasi due anni, parlare di ' movimento contro l'opposizione' ha poco senso.

I giovani che stipano le piazze da nord a sud intervengono, in piena e conclamata coscienza, in quella campagna elettorale nazionale e a maggior ragione in quella delle Regioni dove si voterà entro la prossima primavera. In primissimo luogo, naturalmente l'Emilia- Romagna. La prima e principale accusa è meno infondata. Però andrebbe precisata, sulla base di quello che le manifestazioni, le dichiarazioni pubbliche, il ' manifesto' e la ' Carta dei valori in 10 punti' rivelano.

Si tratta naturalmente di una mobilitazione contro il progetto politico di Salvini, della Lega e della destra, appuntato però essenzialmente su un elemento specifico: la propaganda salviniana. In un certo senso, le sardine sono, almeno per ora, soprattutto una contrapposizione attiva, su tutti i piani, alla Bestia, la macchina leghista della propaganda in rete.

I punti eminenti delle sardine si profilano come puntualmente antagonisti rispetto a quel modello di propaganda. Comunicazione pacata e persino gentile invece che strillata. Esaltazione della serietà contro promesse mirabolanti ( e bugiarde). Linguaggio inclusivo contro la ' ricerca del nemico' ( anche se l'identificazione per contrapposizione costituisce in questo senso una contraddizione piuttosto stridente). Autorappresentazione come figure reali ( e dotate di realismo) come antidoto a una narrazione stentorea ma priva di fondamento e dunque menzognera. Accentuazione della presenza fisica, dei ' corpi in piazza' come alternativa alla mobilitazione in rete della Bestia salviniana.

Il ' Manifesto' è da questo punto di vista esplicito: «Avete unito verità e menzogne... Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà, per rapire la nostra attenzione... Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota». E' evidente la scelta di non prendere di mira gli elettori della Lega ma la comunicazione falsificante che, fa leva su paure e problemi e desideri dell'elettorato per ingannarlo. Nel mirino c'è appunto soprattutto se non esclusivamente la comunicazione: la propaganda.

E' probabile che in questo modo venga esageratamente accentuato il ruolo della propaganda, come quando, in un passato non troppo lontano, si attribuivano alle televisioni i successi di Berlusconi. Ma soprattutto, messe così le cose, l'appoggio al Pd da parte del movimento ' apolitico e partitico' e la spinta dal basso verso la coalizione stabile Pd- M5S sono impliciti, inevitabili e in realtà quasi apertamente dichiarati.

In Emilia- Romagna, dove nelle scorse regionali l'affluenza superò di poco il 37%, la speranza di Zingaretti è che la mobilitazione richiami alle urne una parte dell'astensionismo. Non è detto che vada così e neppure che l'eventuale ritorno alle urne degli astensionisti avvantaggi il Pd: in Umbria, come è noto, è andata all'opposto. Però è un fatto che, dopo una serie infinita di passi falsi sul fronte della comunicazione, le sardine rappresentano la prima reazione adeguata e almeno non controproducente. Ma in ultima analisi se resisteranno o no dipenderà essenzialmente da come andranno le cose il 26 gennaio.