Non ci voleva uno scoop giornalistico per capire quanto profonda sia l’influenza dell’Iran sull’Iraq post- Saddam. Ma i “cabli” trafugati negli archivi dell’intelligence iraniana e pubblicati dal New York Times e The Intercept lasciano comunque di stucco, descrivendo un paese ( l’Iraq) che assomiglia a un satellite che ruota docile attorno al suo pianeta.

Si tratta di un lavoro capillare quello realizzato dai servizi del regime sciita, iniziato dopo la caduta del regime Baathista nel 2003 per opera dell’America di George W. Bush e poi proseguito nel corso degli anni. Come racconta il quotidiano newyorkese, le spie iraniane hanno infiltrato ogni aspetto della vita politica, economica e religiosa del Paese per cooptare le leadership locali, pagare agenti iracheni al servizio degli Stati Uniti per fare il doppio gioco.

Le centinaia di pagine di documenti trapelati offrono uno sguardo inedito dall’interno del regime iraniano, dando prova di come «l’Iraq sia caduto sotto l’influenza dell’Iran a partire dall’invasione americana del 2003 e abbia trasformato il Paese in un punto di passaggio del potere iraniano, collegando il dominio geografico della Repubblica islamica dalle rive del Golfo Persico fino al Mar Mediterraneo».

Si tratta di una fuga senza precedenti per un Paese come l’Iran dove il controllo su tutti gli apparati del sistema è ferreo. La fonte della fuga di notizie è anonima e non è nota neppure ai giornalisti che hanno studiato le carte. Ma The Intercept ha spiegato che i documenti sono arrivati con un messaggio del ’ whistleblower’ ( non è chiaro neppure se siano uno o più persone): «Far sapere al mondo cosa l’Iran sta facendo nel mio Paese, l’Iraq».

Dall’Iran Cable si evince come gli interessi iraniani e statunitensi siano stati «spesso sorprendentemente allineati» nel conflitto iracheno, dopo l’invasione dai militari Usa nel 2003; che le spie iraniane hanno potuto sorvegliare le attività Usa in Iraq ( il regime era allora «convinto che l’Iran sarebbe stata la prossima nazione invasa, inserita nell’apposito elenco stilato da Washington» ).

Infine, ma non ultimo per importanza, la presenza di spie iraniane in Iraq aveva come obiettivo di impedire lo sgretolamento del Paese, in particolare la formazione di un Kurdistan indipendente che «era considerata una minaccia alla stabilità regionale, all’integrità territoriale dell’Iran», ma anche con l’intento di «impedire una guerra settaria per proteggere gli sciiti».

Anche se Washington ha continuato ad esercitare una certa influenza anche dopo il ritiro formale delle sue truppe nel 2011, in realtà è stato l’Iran con le sue spie «a pilotare la politica irachena, delineare le strutture di potere e ’ far crescerè i leader rimasti al potere fino ad oggi» a Baghdad. Così l’Iran Cable ha ripercussioni più che mai attuali perchè conferma che le proteste dei cittadini iracheni in atto da settimane sono il tentativo di riprendere il controllo del proprio governo.

Come nelle migliori spy stories portate sul grande schermo, viene fuori che le spie si incontravano in vicoli bui, a feste di compleanno ma anche nei centri commerciali e a battute di caccia. La documentazione, scritta con uno stile altamente burocratico e opaco, in lingua persiana, è stata poi accuratamente tradotta in inglese e messa a confronto con l’originale.