Il segretario del Pd non sarà automaticamente anche candidato alla presidenza del Consiglio. E' questo l'aspetto più rilevante della modifica dello Statuto del Pd, approvato oggi dall'assemblea, che chiarisce al primo punto la natura antifascista del partito. La premiership sarà dunque sempre contendibile attraverso le primarie di coalizione, così come la segreteria del partito. Al secondo punto la modifica della "forma" del partito e dei suoi organi statutari. Il Pd diventa un partito federale, con la  direzione nazionale eletta per i suoi due terzi dai territori e per un terzo composta da rappresentanti e amministratori locali, segretari locali e regionali scelti dagli iscritti. Stesso principio per la nuova assemblea nazionale dei sindaci che si avvale anche di un coordinamento e di un coordinatore che sarà componente della segreteria nazionale. «Dopo 12 anni iniziamo a un percorso atteso, finalmente abbiamo una Fondazione di cultura politica, accanto ai Circoli per coinvolgere le persone nasceranno i Centri tematici nei posti di lavoro, nelle Università, si fonderanno i punti Pd nei quartieri. Sarà un partito più partecipato anche grazie alla rete, ritorna la centralità del confronto politico nella selezione della scelta del segretario e con un Congresso con le tesi politiche», ha detto Nicola Zingaretti. Le principali novità riguardano la nascita della piattaforma digitale deliberativa dei democratici, con più forza ai circoli e più apertura anche con i circoli on line, quelli tematici, i punti Pd e la rete dei volontari, confermate le primarie e introdotta la novità del ballottaggio: gli iscritti nei circoli sceglieranno i due candidati che andranno al voto degli elettori nei gazebo, la nascita della Fondazione di cultura politica nazionale, parità di genere in tutti gli organismi dirigenti a ogni livello. «Le modifiche allo Statuto sono importanti, bisogna andare avanti, anche io penso che non si debba perdere tempo - ha detto Andrea Marcucci -. Ma attenzione a non lavorare nell'interesse di qualcun altro che ha fondato un nuovo partito. Con le nuove regole che approveremo oggi, il Pd non deve rinunciare alla sua vocazione maggioritaria, almeno nello spirito se non nella legge elettorale, che mi rendo conto che è complicato. Rinchiudersi in nicchie identitarie è pericoloso, né il Pd né l'Italia se lo possono permettere».