«La strada su cui stiamo puntando come governo è quella di far desistere Mittal dall'andarsene via da Taranto per via giudiziaria. Abbiamo depositato un ricorso ed è su quello che stiamo aspettando una risposta dei giudici». Lo ha detto Luigi Di Maio ad Acerra. «Già in passato lo Stato non si è fatto rispettare con le multinazionali e le ha viste andar via indisturbate. Per questo è importantissimo in queste ore questo ricorso. Poi tutte la altre le scelte che verranno prese derivano dal fatto che Mittal si risiede al tavolo», sottolinea. Ci sarà un incontro a palazzo Chigi? «Noi speriamo che ci possa essere». E per il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, «Qualsiasi cosa dovesse accadere, lo Stato a Taranto ci sarà», ha detto a margine di "Tutta un'altra storia". «Il presidente del Consiglio e tutto il governo hanno detto a Ilva che se il problema fosse stato lo scudo, quel problema sarebbe stato risolto in tempi rapidi», ha spiegato il ministro della Coesione. «Il nodo è un altro ed è che i vertici di ArcelorMittal hanno ricattato il Paese in maniera ingiustificabile. Noi non abbiamo accettato il ricatto occupazionale, nessun Paese può accettare un ricatto di questa natura e abbiamo reagito e io penso che stia reagendo l'intero sistema Paese -ha aggiunto il ministro -. Io mi auguro che i vertici di Mittal possano comprendere che con l'Italia non si fa alcun ricatto e non si scherza. Penso stia venendo fuori la forza dello Stato di diritto e credo possano stare tranquilli tutti: qualsiasi cosa accada, ci sarà lo Stato. Io mi auguro che Mittal nelle prossime ore riveda la propria posizione, se cosi' non dovesse essere sarà inevitabile rafforzare l'amministrazione straordinaria». Si apre intanto una settimana di tensione dentro e intorno allo stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto, dopo l'annuncio del recesso dalla gestione e dello stop progressivo agli altiforni da parte di Arcelor Mittal. Le aziende dell'indotto sono sul piede di guerra. «Domattina - fa sapere Confindustria Taranto - a partire dalle 7 le aziende dell'indotto ex Ilva saranno in presidio alla portineria C dello stabilimento con dipendenti e mezzi. Non si tratterà di un blocco ma di un presidio, finalizzato a protestare per i mancati pagamenti di Arcelor Mittal Italia alle stesse imprese e a rivendicare la continuità produttiva e occupazionale della fabbrica». A parte i crediti precedenti che ammonterebbero a circa 150 milioni, durante la gestione della multinazionale franco-indiana ne sarebbero maturati altri 50. In stato di agitazione, in verità già da qualche giorno, le aziende dell'autotrasporto, fondamentali per una fabbrica come quella jonica. Domani è previsto anche un consiglio di fabbrica, a partire dalle 11, dei sindacati dei metalmeccanici cui fanno riferimento i dipendenti diretti del siderurgico.