Avvocati e magistrati d’accordo: il ruolo del difensore d’ufficio è fondamentale, implica l’onere e l’onore di una difesa effettiva, è uno strumento di straordinaria importanza per i cittadini che ne fruiscono. È quanto emerso al convegno su “La difesa d’ufficio e la responsabilità sociale dell’avvocato” organizzato a Palazzo di giustizia dalla Camera penale di Roma e dall’Ordine degli avvocati della Capitale.

«Un difensore adeguato può cambiare la vita di qualcuno, non va dimenticato», è stato il mood di interventi come quelli degli avvocati Cesare Gaie Alarico Mariani Marini ma anche del pm di Roma, ed ex presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte, che ha ricordato «l’impegno» sulla questione «della compianta avvocata Paola Rebecchi», con la quale negli anni si è confrontato.

«Il tema della difesa d’ufficio ha una importanza politico sociale che va coltivata», ha ricordato Albamonte, «all’interno del nostro sistema, in cui la difesa tecnica ricopre una funzione strategica, la difesa d’ufficio è un campo in cui si apprezza il ruolo sociale dell’avvocato». Anche se, ha aggiunto il segretario della corrente “Area”, «restano alcune criticità», tra cui, «la debolezza della base valoriale e deontologica che si rileva a volta a inizio carriera».

Gli ha fatto eco Pierluigi Picozzi, giudice del Tribunale capitolino, secondo il quale «il difensore d’ufficio ha un ruolo sociale importantissimo, dovrebbe essere considerato alla stregua di un avvocato di fiducia». Tuttavia, ha aggiunto Picozzi, «capita che i legali d’ufficio non si presentino in aula e che siamo costretti a rinviare le udienze: sono necessari più controlli e una riforma sui compensi».

Diverse le proposte, come la possibilità di esercitare la difesa d’ufficio solo per gli avvocati che abbiano maturato anni di esperienza nel penale. «Se queste problematiche non vengono superate», ha osservato l’avvocato Domenico Battista, «il primo a esserne danneggiato è l’assistito e poi l’intero processo». Sulla questione vigilanza è tornato il vicepresidente dei penalisti romani Vincenzo Comi: «Il nuovo regolamento del Cnf ci fa fare un salto in avanti, soprattutto con il rafforzamento della formazione e della metodologia didattica, in particolare nella parte che prevede la simulazione processuale.

«Tutto questo però», ha notato Comi, «deve essere accompagnato da controlli effettivi sull’operato dei legali d’ufficio». L’esigenza di un cambiamento è stata manifestata da Marina Lo Faro ( responsabile Osservatorio difesa d’ufficio Ucpi), secondo cui l’esercizio della tutela d’ufficio non può essere pensato come «ufficio di collocamento: per garantire una difesa effettiva e consapevole l’esperienza è indispensabile».

L'importanza dell'aspetto deontologico è stata richiamata anche dalle avvocate Livia Rossi ed Eleonora Piraino, che ha ricordato il nobile compito dei legali d’ufficio, assistere «gli ultimi, gli stranieri, chi non conosce la legge». In linea con quanto detto dall’avvocato Giuseppe Belcastro per il quale «il tema è prima di natura culturale e poi tecnica: è inaccettabile che un difensore d’ufficio si associ alla richiesta del pm del rinvio a giudizio».