Negli ultimi trent’anni le organizzazioni criminali hanno progressivamente ampliato il proprio raggio d’azione su scala internazionale, sfruttando le opportunità offerte dall’apertura delle frontiere interne dell’Unione europea, oltre che dalla globalizzazione economica e dalle nuove tecnologie informatiche e stringendo alleanze con gruppi criminali di altri Paesi per dividersi mercati e zone d’influenza. Le nuove mafie variano sempre più le loro attività e instaurano legami tra il traffico di stupefacenti e di organi umani, la tratta degli esseri umani, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il traffico di armi e il riciclaggio di denaro. La corruzione tra i nuovi strumenti di cui si serve la criminalità organizzata rappresenta una minaccia notevole per l’Europa. La creazione di un’area di giustizia penale, oggi, si pone quale supremo imperativo dinanzi a crimini che, per l’appunto, sforano ormai i confini nazionali e impongono una cooperazione tra Stati, sia con riguardo all’esigenza di accertare l’effettiva responsabilità degli autori delle condotte illecite, sia con riferimento alla necessità di operare in una fase antecedente alla commissione del reato.
Al fine di creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia occorre, dunque, sviluppare una più profonda cooperazione giudiziaria in materia penale, allo scopo di contrastare i fenomeni criminali a carattere transfrontaliero e di garantire una piena tutela dei diritti sia per le vittime, sia per gli indagati e gli imputati nel corso del procedimento, sia per i detenuti nella fase di esecuzione della pena. Personalmente riteniamo che la criminalità organizzata e il terrorismo meritino una normativa rafforzata mediante l’istituzione una procura europea ad hoc. La nuova Procura europea antimafia potrebbe essere composta dal Procuratore europeo antimafia e da ventotto magistrati denominati vice procuratori e rappresenteranno ciascuno Stato membro. La struttura potrà essere composta altresì da altri ventotto membri scelti tra gli esperti della materia di ciascun Stato membro.
Il Procuratore europeo antimafia eserciterà le funzioni di coordinamento delle indagini condotte dalle singole unità antimafia ( UA) nei reati commessi dalla criminalità organizzata e dai terroristi. Le materie d’interesse sono quelle che rivestono una particolare importanza nel contrasto alla criminalità organizzata e del terrorismo e che quindi sono seguite e studiate su tutto il territorio europeo al fine di individuare nuovi filoni investigativi.
Le principali sono: a) mafia; b) narcotraffico; c) tratta di organi ed esseri umani; d) riciclaggio; e) appalti pubblici nazionali ed europei; f) misure di prevenzione patrimoniali, g) ecomafie; h) contraffazione di marchi; i) operazioni finanziarie sospette; l) crimini informatici; m) organizzazioni criminali straniere internazionali; n) terrorismo. I vice procuratori europei antimafia potranno lavorare in più direzioni: esercitando l’attività di coordinamento presso ciascun’unità per seguire le indagini e riportare le informazioni al procuratore europeo. L’istituzione della Procura europea antimafia si dovrà fondare sull’operatività del principio del mutuo riconoscimento, che dovrà essere sostenuto dalla condivisione di ogni singolo Stato membro e dovrà essere agevolato dalla stipulazione di accordi tra essi e il nuovo organo giudiziario. Sarebbe, dunque, necessario contemplare tali situazioni negli accordi tra la Procura europea antimafia e gli Stati membri partecipanti alla cooperazione rafforzata. Sarà necessario che simili ipotesi trovino puntualmente regolamentazione negli accordi tra tutti gli Stati membri e la Procura europea antimafia, questo per non creare disparità di trattamento. In conclusione chi scrive, ritiene che l’Europa e le sue istituzioni debbano attivarsi nel più breve termine possibile accompagnando le nuove misure, in parallelo con una radicale revisione della materia della lotta alla criminalità organizzata, per adeguare l’istituenda Procura europea antimafia alla nuova realtà e con l’adozione di normativa ad hoc che preveda l’estensione della competenza del nuovo organo anche ai reati di terrorismo.
La Procura europea antimafia, frutto di un vero e proprio lavoro diplomatico tra tutti gli Stati membri, seppur con limiti e possibili difetti, rappresenta per chi scrive un punto di partenza, non certo di arrivo, verso risultati più ambiziosi nella lotta al crimine organizzato transfrontaliero. La tutela penale dell’Unione europea dalla criminalità organizzata e dal terrorismo non può più essere affidata ai soli strumenti sanzionatori degli Stati membri anche perché ciò produrrebbe risultati assolutamente insoddisfacenti, in specie sotto il profilo dell’armonizzazione e prassi sanzionatoria. Sarà dunque necessario, in una cornice di contestualità temporale, che la tutela penale si attui mediante norme incriminatrici comuni e sanzioni omogenee, soprattutto, per un efficace funzionamento della Procura europea antimafia nella lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo.
Il crimine organizzato non ha più confini. Inevitabile una Procura europea antimafia
Negli ultimi trent’anni le organizzazioni criminali hanno progressivamente ampliato il proprio raggio d’azione su scala internazionale, sfruttando le opportunità offerte dall’apertura delle frontiere interne dell’Unione europea, oltre che dalla globalizzazione economica e dalle nuove tecnologie informatiche e stringendo alleanze con gruppi criminali di altri Paesi per dividersi mercati e zone d’influenza. Le nuove mafie variano sempre più le loro attività e instaurano legami tra il traffico di stupefacenti e di organi umani, la tratta degli esseri umani, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il traffico di armi e il riciclaggio di denaro. La corruzione tra i nuovi strumenti di cui si serve la criminalità organizzata rappresenta una minaccia notevole per l’Europa. La creazione di un’area di giustizia penale, oggi, si pone quale supremo imperativo dinanzi a crimini che, per l’appunto, sforano ormai i confini nazionali e impongono una cooperazione tra Stati, sia con riguardo all’esigenza di accertare l’effettiva responsabilità degli autori delle condotte illecite, sia con riferimento alla necessità di operare in una fase antecedente alla commissione del reato.
Al fine di creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia occorre, dunque, sviluppare una più profonda cooperazione giudiziaria in materia penale, allo scopo di contrastare i fenomeni criminali a carattere transfrontaliero e di garantire una piena tutela dei diritti sia per le vittime, sia per gli indagati e gli imputati nel corso del procedimento, sia per i detenuti nella fase di esecuzione della pena. Personalmente riteniamo che la criminalità organizzata e il terrorismo meritino una normativa rafforzata mediante l’istituzione una procura europea ad hoc. La nuova Procura europea antimafia potrebbe essere composta dal Procuratore europeo antimafia e da ventotto magistrati denominati vice procuratori e rappresenteranno ciascuno Stato membro. La struttura potrà essere composta altresì da altri ventotto membri scelti tra gli esperti della materia di ciascun Stato membro.
Il Procuratore europeo antimafia eserciterà le funzioni di coordinamento delle indagini condotte dalle singole unità antimafia ( UA) nei reati commessi dalla criminalità organizzata e dai terroristi. Le materie d’interesse sono quelle che rivestono una particolare importanza nel contrasto alla criminalità organizzata e del terrorismo e che quindi sono seguite e studiate su tutto il territorio europeo al fine di individuare nuovi filoni investigativi.
Le principali sono: a) mafia; b) narcotraffico; c) tratta di organi ed esseri umani; d) riciclaggio; e) appalti pubblici nazionali ed europei; f) misure di prevenzione patrimoniali, g) ecomafie; h) contraffazione di marchi; i) operazioni finanziarie sospette; l) crimini informatici; m) organizzazioni criminali straniere internazionali; n) terrorismo. I vice procuratori europei antimafia potranno lavorare in più direzioni: esercitando l’attività di coordinamento presso ciascun’unità per seguire le indagini e riportare le informazioni al procuratore europeo. L’istituzione della Procura europea antimafia si dovrà fondare sull’operatività del principio del mutuo riconoscimento, che dovrà essere sostenuto dalla condivisione di ogni singolo Stato membro e dovrà essere agevolato dalla stipulazione di accordi tra essi e il nuovo organo giudiziario. Sarebbe, dunque, necessario contemplare tali situazioni negli accordi tra la Procura europea antimafia e gli Stati membri partecipanti alla cooperazione rafforzata. Sarà necessario che simili ipotesi trovino puntualmente regolamentazione negli accordi tra tutti gli Stati membri e la Procura europea antimafia, questo per non creare disparità di trattamento. In conclusione chi scrive, ritiene che l’Europa e le sue istituzioni debbano attivarsi nel più breve termine possibile accompagnando le nuove misure, in parallelo con una radicale revisione della materia della lotta alla criminalità organizzata, per adeguare l’istituenda Procura europea antimafia alla nuova realtà e con l’adozione di normativa ad hoc che preveda l’estensione della competenza del nuovo organo anche ai reati di terrorismo.
La Procura europea antimafia, frutto di un vero e proprio lavoro diplomatico tra tutti gli Stati membri, seppur con limiti e possibili difetti, rappresenta per chi scrive un punto di partenza, non certo di arrivo, verso risultati più ambiziosi nella lotta al crimine organizzato transfrontaliero. La tutela penale dell’Unione europea dalla criminalità organizzata e dal terrorismo non può più essere affidata ai soli strumenti sanzionatori degli Stati membri anche perché ciò produrrebbe risultati assolutamente insoddisfacenti, in specie sotto il profilo dell’armonizzazione e prassi sanzionatoria. Sarà dunque necessario, in una cornice di contestualità temporale, che la tutela penale si attui mediante norme incriminatrici comuni e sanzioni omogenee, soprattutto, per un efficace funzionamento della Procura europea antimafia nella lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo.
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