C’è una voragine che si è aperta al centro dello scenario politico. Che è la conseguenza più importante del voto in Umbria. Che minaccia di diventare un buco nero capace di inghiottire la governabilità possibile. Quella voragine ha un nome e cognome e si chiama MoVimento Cinquestelle. Appena diciannove mesi fa, la forza politica guidata da Luigi Di Maio, con il supporto mediatico di Davide Casaleggio e la “garanzia” tutelare di Beppe Grillo, sbancava l’Italia politica realizzando un risultato strepitoso e attestandosi ad un soffio dal 33 per cento dei consensi. L’M5S diventava di gran lunga il primo partito italiano, il perno attorno al quale costruire ogni percorribile ipotesi di maggioranze.

Il “cambiamento” era diventato un uragano capace di svellere vecchie certezze e aprire nuove e inesplorate possibilità. Diciannove mesi dopo di quella formidabile avanzata resta un cumulo di macerie. I Cinquestelle hanno governato con la Lega prima e con il Pd poi. Hanno provato ad andare al voto amministrativo da soli oppure in alleanza con i Democratici. Hanno comunque, ogni volta, inesorabilmente perso. In alcuni casi clamorosamente; in altri, come appunto domenica scorsa, con un tracollo che li ha trascinato dall’empireo a risultati ad una cifra.

Diciannove mesi sembrano un secolo. E quando i dirigenti pentastellati dicono di voler realizzare le promesse fatte agli italiani per un impegno di coerenza, forse dovrebbero riflettere sul fatto che quegli italiani hanno voltato loro le spalle. Un motivo ci sarà. Eppure non si sente un alito di autocritica, non un sussulto di riflessione. Luigi Di Maio sostiene che il futuro è «andare oltre i poli» di destra e sinistra. Il rischio è quell’oltre sia fatto di vuoto.

Tuttavia il punto non è questo. Il punto è che l’equilibrio politico costruito attorno al M5S si è sbriciolato e nessuno sa dire se e come si possa ricostruire. Perché il paradosso tra Paese reale e Paese legale è che in quest’ultimo i Cinquestelle hanno ancora il 33 per cento dei seggi, sono una forza politica determinante capace di imporre il taglio dei parlamentari e lasciare in vita il reddito di cittadinanza.

E’ impossibile pensare a maggioranze che non contengano il M5S. Solo che l’M5S si è sgretolato nell’immaginario collettivo e nei voti dei cittadini. Sia i Pentastellati che il Pd dicono che bisogna andare avanti con il governo Conte. Più che una strategia, pare un esorcismo.