«Chi Benjamin? È rimasto da solo con i suoi quattro gatti nella Certosa di Trisulti», risponde con un sorrisetto, tra l’ironico e il soddisfatto, una delle signore anziane sedute nella verandina del bar di Collepardo che guarda la facciata del Comune, dove fa bella mostra di sé l’antico “orologio a 6 ore” che segnava il tempo, quando lassù a Trisulti i monaci erano in tanti e vivevano secondo la regola benedettina dell’ora et labora. Siamo in Ciociaria, in provincia di Frosinone, e Collepardo è un paese di appena mille persone. Lasciando l’abitato e salendo per qualche chilometro nei boschi dei monti Ernici, in quello che era il cammino di San Benedetto da Norcia a Montecassino, si arriva alla Certosa di Trisulti, riconosciuta Monumento Nazionale con decreto ministeriale del 17.7.1879, con la sua biblioteca statale che vanta 36.000 volumi.È una domenica dopo quella che Daniela Bianchi, portavoce della Rete delle Comunità Solidali, definisce «la liberazione di Trisulti dal tentativo dei sovranisti, guidati da Steve Bannon, di trasformare questo luogo di cultura e di religione in qualcosa di molto diverso». DA FRANCESCHINI A FRANCESCHINI Benjamin Harnwell, quello dei gatti, è il presidente dell'associazione Dignitas Humanae Institute che ha ottenuto in concessione, da parte del ministero dei Beni culturali, il 14 febbraio 2018 la gestione della Certosa per 19 anni, con un affitto di circa 100mila euro all’anno. Quel provvedimento porta la firma del ministro dell’epoca, Dario Franceschini, che guidava il Mibact durante il governo Gentiloni. Ed è stato lo stesso Franceschini a firmare, lo scorso 10 ottobre, l’annullamento della concessione, come ha annunciato nel corso dell’audizione davanti alle commissioni Istruzione e Cultura di Senato e Camera la scorsa settimana.In meno di un anno e mezzo sono cambiati tre governi, lo scenario politico si è modificato più volte, e la Certosa di Trisulti che ha attraversato tanti secoli di storia è lì, pronta a essere restituita ai fedeli e ai cittadini. Della sua storia recente si è interessata la stampa nazionale ( Report su tutti) e internazionale ( Washington Post, Le Figaro, Der Spiegel, The Guardian solo per citarne alcuni) e Collepardo è stata meta di troupe televisive provenienti da tutto il mondo.L’aria che si respira a Trisulti, in un’assolata domenica di ottobre “dopo la liberazione dai sovranisti” è strana. Tutto sembra continuare con il solito cliché. Le indaffarate ragazze della cooperativa “Cicerone” accolgono alla ben e meglio chi ha deciso di visitare la Certosa. Si sono organizzate in qualche modo in quella che un tempo era la liquoreria, dove sugli scaffali erano in vendita i prodotti che i cistercensi sapientemente preparavano nella distilleria. Ora gli scaffali sono desolatamente vuoti, sono rimaste delle etichette ingiallite dal tempo: caramelle, liquori e infusi. E più in là, in quello che fu lo spazio per le immagini sacre, la scritta rosari fa capire che in quegli scaffali qualche tempo fa c’erano immagini sacre, statuine e tutto quello che di solito si trova in un luogo religioso. Un dispenser retrò a moneta di cartoline del posto ne custodisce forse ancora qualcuna, ingiallita dal tempo. In una vetrinetta qualche libro impolverato: “Le oasi benedettine in Ciociaria”, “La regola di San Benedetto”, “Il monastero di Trisulti e il castello di Collepardo” e l’enciclica “Laudato sì” di papa Francesco del 2015 con in copertina Bergoglio, forse sfuggita alla vista dei teocon del Dhi. Uniche testimonianze di cristianità rimaste in quello che è stato prima un luogo di preghiera dei certosini prima e poi dei cistercensi La sensazione è quella dell’abbandono, come in tutto l’immenso monumento. Pagati i cinque euro del biglietto d’ingresso per la visita guidata le ragazze della cooperativa “Cicerone”, forse per evitare domande scomode, informano che per ingannare l’attesa si può prendere un caffè nel ristorante- bar attaccato all’ingresso. Il gestore è cortese e, tra un caffè caldo e alcuni panini al prosciutto, che due giunoniche signore tedesche mangiano accompagnate da un cappuccino, a mezza bocca dice: «Più o meno la situazione non è cambiata negli ultimi anni. La differenza è che ora si paga il biglietto d’ingresso e questo non invoglia a venire gli abitanti dei paesi vicini. Certo che quando la Certosa funzionava e c’erano i monaci era tutta un’altra storia». L’ULTIMO DEI CISTERCENSI Già, i monaci. L’ultimo dei cistercensi, padre Ignazio, l’anziano priore ottantatreenne nato proprio a Collepardo, è rimasto lì nella “sua” Certosa fino al 4 ottobre scorso. Una sorta di coabitazione con Benjamin Harnwell: come separati in casa. Poi, forse quando ha saputo che l’altro inquilino aveva avuto lo sfratto ha deciso che era giunto il momento di poter lasciare. È andato a vivere nell’abbazia di Valvisciolo a Sermoneta, in provincia di Latina.È come se inconsciamente avesse voluto resistere a Trisulti fino a quando il pericolo sovranista è stato scongiurato. Sulla pagina web del “Dignitatis Humanae Insti- tute”, però ancora oggi, l’immagine di Stephen K. Bannon domina la Certosa di Trisulti. Non si dà notizia della decisione del Mibact e Benjamin Harnwell ha dichiarato: «I nostri corsi cominceranno in autunno a Roma o a Trisulti. L’Istituto nutre piena fiducia che sarà in grado di continuare a operare a Trisulti». Il ministro Franceschini, nella recente audizione ha però chiarito che «era stato fatto un bando, che seguiva un’idea positiva, rivolto alle associazioni no profit per capire se alcuni siti chiusi, erano in tutto dieci, potevano essere affidati a queste associazioni. Il bando però va perfezionato. Uno fu vinto da questa associazione, di cui poi è cambiata la natura e anche l’investimento e l’uso dell’immobile». Il progetto di Bannon era quello di trasformare l’antica Certosa in un centro di formazione politica denominato «Accademia dell’Occidente giudaico- cristiano», capace di ospitare 250- 300 studenti alla volta. «Una nuova generazione di leader trascorrerà un periodo formativo qui», spiegava orgoglioso Harnwell all’inviato del Washington Post nel dicembre scorso. Steve Bannon, intervistato a Washington dal Corriere della Sera, illustrava il suo progetto: «La chiamiamo la scuola dei gladiatori». E citava tra i suoi modelli la Scuola di Formazione Politica ideata dal senatore leghista Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti nel primo governo Conte fino all’ 8 maggio scorso, quando, dopo essere stato indagato per corruzione dalla Procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta nata a Palermo, è stato sfiduciato dal presidente del Consiglio. Insomma i sovranisti, dopo essere stati sconfitti in Europa e aver visto saltare il governo gialloverde in Italia, nell’ubriacatura agostana del Papete, hanno perso il loro avamposto anti- Bergoglio sulla strada che conduce a Roma.Ma come si è arrivati alla revoca della concessione al Dignitatis Humanae Institute che nel suo board aveva una lista di cardinali conservatori, tra i quali gli italiani Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano ed Elio Sgreccia, morto il 5 giugno scorso, famoso per le sue posizioni sulla bioetica? Mentre da Bannon e dalla Dhi ha preso le distanze un altro pezzo da novanta della chiesa teocon statunitense: il cardinale Raymond Leo Burke. A giugno scorso, infatti, il cardinale ultra- conservatore aveva annunciato la sua rinuncia immediata al ruolo di presidente onorario della Dignitatis Humanae Institute. I DUBBI SU GARANZIE E DOCUMENTI L’associazione si è aggiudicata la concessione grazie a una serie di attestazioni e dichiarazioni che sarebbero risultate non veritiere. I partecipanti al bando avrebbero dovuto aver già gestito per almeno cinque anni un ente museale e il Dignitatis Humanae Institute dichiarò di aver gestito il museo monastico di San Nicola nella Ciociaria. La trasmissione televisiva Report scoprì, però, che non era vero. Daniela Bianchi chiarisce: «Questo museo è un rudere e non c’è mai stata alcuna gestione». L’Hdi è una associazione culturale costituita nel dicembre 2016, ma dall’inchiesta di Report è emerso che avrebbe acquisito la personalità giuridica nel giugno 2017, mesi dopo la scadenza dei termini della gara, mentre codice fiscale e partita Iva sono stati assegnati dall’Agenzia delle Entrate il 23 marzo 2018.Per partecipare al bando sarebbe stato necessario fornire delle garanzie economiche per affrontare le spese di ristrutturazione e di gestione della Certosa. La garanzia finanziaria, firmata dalla filiale di Gibilterra della banca danese Jyske, non sembrerebbe veritiera, così poco è convincente il piano economico- finanziario legato ai ricavi derivanti dalla messa in funzione della struttura.La Rete delle Comunità Solidali, nata l’anno scorso, e altre associazioni del frusinate hanno organizzato due marce da Collepardo alla Certosa: la prima il 29 dicembre 2018, la seconda il 16 marzo. Uno striscione apriva entrambi i cortei: «Trisulti terra d’Europa. Bene della Comunità». In rete è partito l’hashtag “# BANNONGOHOME ”. A gennaio della cosa si è interessato Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana, che ha presentato un’interrogazione al governo, alla quale aveva risposto il sottosegretario ai Beni culturali dell’epoca, Gianluca Vacca, in quota 5 Stelle, riconoscendo che il progetto del Dhi non trovava «disciplina alcuna nell’ambito del contratto stipulato». Qualche mese dopo il Mibact in un comunicato ha annunciato che il ministro Alberto Bonisoli, «a seguito degli esiti dell'attività ispettiva condotta e del conseguente parere dell'Avvocatura dello Stato, ha richiesto al segretario generale di dare impulso alla direzione generale competente affinché intraprenda tutte le opportune azioni a tutela dell'amministrazione rispetto alle rilevate criticità in ordine alla legittimità dell'assegnazione in concessione d'uso della Certosa di Trisulti a Collepardo, all'associazione ' Dignitatis Humanae Institute', sia in fase di affidamento che infase esecutiva». «L'Avvocatura dello Stato ha individuato la sussistenza di tutte le condizioni per procedere all'annullamento in autotutela ai sensi dell'art. 21- nonies della legge 241/ 1990, nonché alla declaratoria di decadenza del concessionario ai sensi dell'art. 19 del contratto di concessione, in conseguenza della violazione di diversi obblighi contrattuali», concludeva la nota.«Ora – dice Mauro Bussiglieri, sindaco di Collapardo per antonomasia al suo quarto mandato, avendo guidato l’amministrazione dal 1997 al 2006 e poi dal 2011 a oggi – speriamo che la nostra amministrazione venga coinvolta in quello che sarà il futuro della Certosa, proprio per questo ho già preso contatti con il ministero che è fermamente convinto di riprendersela. Mi risulta che anche la curia vescovile ha manifestato il suo interesse a poter contribuire nella gestione della struttura, così come delle associazioni del territorio e la distilleria di Collepardo. Si potrebbe creare una rete con tutti quelli che sono interessati, coinvolgendo anche il Comune per restituire alla Certosa il suo ruolo religioso e artistico e che possa contribuire a sviluppare turisticamente la zona. Bisognerà anche capire come si muoverà la Dhi, che ha preannunciato una battaglia legale» . LA RETE DELLE COMUNITÀ SOLIDALI Di questo ne è sicura anche Daniela Bianchi, portavoce della Rete delle Comunità solidali: «Ci auguriamo che il ministero vigili sulla velocità degli adempimenti per velocizzare la restituzione del bene. È chiaro a tutti che più la Dhi rimane lì dentro e più la struttura deperisce con tutte le conseguenze del caso. Al momento siamo in una situazione paradossale: nessuno pensa alla manutenzione, una cooperativa senza autorizzazione che gestisce le visite a pagamento e con i pellegrini che ormai sono sempre meno. È necessaria una forte azione di recupero, tenendo presente che monasteri così grandi non possono stare sulle spalle di un ordine monastico.Va pensata a una soluzione che contemperi la crescita cultura della Certosa e, contemporaneamente, il ritorno di una comunità monastica che, liberata dalla gestione possa dare al luogo un nuovo impulso culturale e religioso. Il nostro impegno per sottrarre la Certosa a ai sovranisti è stato da subito chiaro. Abbiamo presentato ricorso contro l’affidamento della concessione ( iter curato dagli avvocati Chiarina Ianni e Felice Maria Spirito ndr.) con un’azione molto certosina, è il caso di dire, che ha dato vita a tutta la vicenda. Da consigliere regionale avevo già seguito la cosa, poi abbiamo continuato con la Rete delle Comunità Solidali e a livello parlamentare devo dare atto all’onorevole Nicola Fratoianni di essere stato l’unico a interessarsi seriamente al futuro della Certosa. Ma non è finita qui. Domenica scorsa, in occasione della Giornata nazionale del camminare, abbiamo lanciato l’invito a tutti quelli che hanno sostenuto questa battaglia a partecipare alla camminata da Collepardo a Trisulti, sul percorso del cammino di Benedetto. Ho sentito il sindaco perché è nostra intenzione convocare tutte le associazioni del territorio e istituzioni regionali e nazionali per fare un ragionamento allargato partendo dal caso di Trisulti come esperienza per cominciare a parlare di una seria gestione dei beni culturali in Italia. Da lì far partire un contributo di idee per la valorizzazione della Certosa. Ci trasformeremo in Comunità solidali lab per capire come costruire dei percorsi di gestione seri pubblico- privato». Ora, come accadeva all’interno del bellissimo coro ligneo della chiesa dedicata alla Vergine Assunta, a San Bruno e a San Bartolomeo, dove i monaci si riunivano per leggere un capitolo della regola benedettina, è di nuovo il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, ad avere “voce in capitolo”.