Non si ferma la missione "Fonte di pace" messa in atto da Erdogan nel nord della Siria invadendo il territorio abitato dalla minoranza curda. La Turchia ha affermato di voler respingere le milizie curde dell'Unita' di protezione popolare (YPG) che considera terroristi per i suoi legami con l'insurrezione curda che dura da decenni all'interno dei propri confini. Dopo quattro giorni di attacchi,  più di 190.000 sono gli sfollati. "A causa dei bombardamenti indiscriminati da parte dell'esercito turco contro città e località (curde) nel Nord-est della Siria senza tenere in alcun conto la vita dei civili, si è innescata una ondata di fuga enorme causando lo svuotamento di intere città dai suoi abitanti raggiungendo un totale di 191.061 persone sfollate alle mezzanotte di venerdì", si legge in un comunicato emsso oggi dall'Amministrazione autonoma del Rojava, (Il Kurdistan siriano), riporta il sito online della tv satellitare curda Rudaw. Nello stesso comunicato l'Amministrazione curda fa un appello agli "stati e le organizzazioni della comunità internazionale e le ong per i diritti umani di assumere le proprie responsabilità e senza indugio per fermare questa aggressione turca". Anche sul fronte arabo le reazioni non sono favorevoli alla Turchia. La  Lega araba teme "pulizia etnica" dei curdi e ha chiesto oggi alla Turchia di "fermare" la sua offensiva militare contro le forze curde nel Nord-est siriano esprimendo forti preoccupazioni per "una pulizia etnica" e per "modifiche demografiche" a danno dell'etnia curda in Siria. Il segretario generale dell'organismo panarabo, l'egiziano Ahmed Abu Gheith, intervenuto all'inizio di una riunione straordinaria tenuta al Cairo proprio sull'attacco dell'esercito turco nel Nord della Siria, ha detto che l'operazione dell'esecito turco "lascerà molte conseguenze catastrofiche nella regione, minaccia anche un'operazione di pulizia etnica dei curdi mettendo al loro posto altri rifugiati permettendo così modifiche demografiche". Abu Gheith ha anche messo in guardia da un'altra conseguenza: la "nascita di nuovi gruppi terroristici, in particolare nelle zone prese di mira dai turchi a Est del fiume Eufrate dove ci sono sette carceri, i cui ospiti sono pericolosi jihadisti dell'Isis", ha detto ricordando che in quelle carceri "ci sono 12.000 elementi dell'Isis". Sul fronte europeo, invece il governo tedesco ha fatto sapere che non autorizzerà più nuove forniture di armi alla Turchia a causa dell'operazione militare di Ankara in Siria contro al popolazione curda: lo ha affermato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, citato dalla stampa tedesca. "A causa dell'operazione militare turca nel Nord-est della Siria, il governo federale non autorizzerà nuove consegne di armi ed equipaggiamenti per la Difesa che potrebbero essere schierati dalla Turchia in Siria", ha dichiarato il ministro in un'intervista a Bild am Sonntag.