Centotrenta ordini presenti, assieme alle rappresentanze delle Unioni, del Comitato Pari opportunità e dell’Organismo congressuale forense, per una partecipazione senza precedenti dal punto di vista ordinistico. L’incontro tra il Consiglio nazionale forense e i Consigli dell’ordine degli avvocati e le unioni regionali forensi, che si è svolto ieri, nei locali della Pontificia Università della Santa Croce, ha avuto il merito di compattare l’avvocatura, raccolta attorno ai temi enucleati in apertura di giornata dal presidente del Cnf, Andrea Mascherin: la centralità del diritto nella mediazione dei conflitti, l’autonomia e l’indipendenza dell’avvocatura, al pari della magistratura e una giustizia senza colore politico né ideologie, nell’interesse dei cittadini.

Un incontro aperto dall’intervento del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al suo primo faccia a faccia ufficiale con l’avvocatura dopo il rimpasto di governo, che ha ribadito, alla presenza di un sistema ordinistico ampiamente rinnovato, la centralità del dialogo con il Cnf nella sua azione politica. A partire dalla garanzia di un prossimo intervento legislativo per l’inserimento dell’avvocato in Costituzione, una battaglia portata avanti dal Consiglio nazionale forense a tutela della libertà e dell’autonomia del professionista e per prevedere la necessità della difesa tecnica.

Mascherin ha ribadito le linee guida del Cnf: portare avanti gli interessi dell’avvocatura, che significa portare avanti gli interessi del sistema Giustizia e del Paese. Un’azione che passa dalla tutela dei diritti fondamentali, specie dei cittadini più deboli, in un momento storico in cui gli stessi vengono messi in discussione. Un’azione resa più semplice dalla stessa solidità del mondo dell’avvocatura, ma che necessita anche di un ulteriore riconoscimento istituzionale: il riconoscimento dell’autonomia e dell’indipendenza dell’avvocatura, che deve essere sullo stesso piano costituzionale della magistratura. «Bisogna schierarsi», ha esortato Mascherin, «senza tentennamenti e senza paure». E per farlo, ha sottolineato, è necessario poter godere delle garanzie che consentano di svolgere il proprio ruolo in maniera libera, così come per la magistratura, perché «solamente due soggetti forti alla stessa maniera garantiscono una giurisdizione autonoma e indipendente». Un concetto condiviso da Bonafede, un ministro che è «orgogliosamente avvocato», una professione che «si inserisce nella giurisdizione e nella tutela dei diritti». Proprio per questo, per il primo inquilino di via Arenula «l’avvocatura merita un’attenzione in più». Ed elencando i progetti in cantiere, coma la riforma del processo civile e penale e la legge sul patrocinio a spese dello Stato, Bonafede ha sottolineato l’intento di «evidenziare che l’avvocatura ha un ruolo fondamentale nella tutela dei diritti di tutti». Ed è proprio per questo, ha garantito, che «si sta lavorando per inserire l’avvocato in costituzione, per riconoscere e consacrare la fondamentale funzione sociale e giuridica dell’avvocato». Una scelta fondamentale «per una democrazia che possa dirsi veramente evoluta».