«Ridurre la facoltà di difesa non significa automaticamente i ridurre i tempi del processo. Si rischia, piuttosto, di avere un processo egualmente lento, ma meno giusto». È questo l’allarme lanciato da Antonio de Notaristefani, presidente dell’Unione nazionale delle Camere civili nel corso dell’Assemblea nazionale dell’Uncc, che quest’anno si è tenuta a Bergamo. Alla presenza delle rappresentanze del Consiglio nazionale forense, dell’Organismo congressuale forense, Cassa forense, Associazione nazionale forense, Aiga e Anf, i civilisti italiani hanno affrontato i problemi che stanno a cuore all’avvocatura e, in particolare, la prospettata riforma del processo civile, prospettata dal precedente governo ma rimasta al palo dopo il rimpasto. Un argomento in relazione al quale l’Uncc ha chiesto di poter avere un ruolo di primo piano, essendo l’associazione maggiormente rappresentativa dei civilisti. «Va da sé che il nostro contributo tecnico diventa imprescindibile - ha sottolineato de Notaristefani nei limiti in cui è funzionale alla tutela dei diritti dei cittadini. Nel casi in cui dovessimo renderci conto che i progetti preannunciati possono ridurre le garanzie o le tutele dei diritti di difesa, è evidente che a quel punto non potremmo fare altro che dissociarci». Ciò che serve è una giustizia accessibile a tutti, senza differenze di classe, e una riforma del processo civile che non si limiti ai formalismi. Le “trattative” con il ministero della Giustizia, prima della crisi, avevano portato ad un notevole miglioramento rispetto alle proposte iniziali di riforma, «e avevamo dato atto di aver apprezzato la disponibilità del ministro a venire incontro ad una serie di richieste - ha spiegato ancora il presidente dell’Uncc ciononostante, permanevano, da parte nostra, alcune perplessità, in quanto ritenevamo che certe limitazioni delle facoltà degli avvocati, riducevano le tutele e non rendevano più rapido il giudizio. La richiesta da parte nostra è che proprio in relazione a quel ruolo di maggiore rappresentatività, che ci aspettiamo le rappresentanze istituzionali e politiche dell’avvocatura facciano proprie, promuovendo le proposte dell’Uncc». Al centro dell’assemblea, il ruolo dell’avvocato nella crisi e nel rilancio dell’impresa. «La giurisprudenza ha più volte riconosciuto che l’avvocato svolge una funzione pubblicistica - ha sottolineato ancora de Notaristefani - e proprio la natura di questa funzione consente di ipotizzare che un maggiore coinvolgimento della categoria degli avvocati nell’ambito concorsuale dei fallimenti termine che è destinato ad essere soppresso nella riforma oltre a favorire gli avvocati, finirebbe per costituire una garanzia di maggiore legalità anche per i cittadini».