Identificare i detenuti che abbiano dato prova di una “spiccata tendenza all’evasione” tenendo conto anche delle sue caratteristiche fisiche, intensificare le battiture serali delle inferiate e le perquisizioni nelle celle, non far sostare per troppo tempo i detenuti attenzionati nella stessa cella.

Sono alcune delle predisposizioni del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria emanate tramite la circolare che ha come oggetto “ordine e sicurezza”, a causa dei «recenti – così si legge - gravi episodi di evasione da Istituti penitenziari della Repubblica». Pur tenendo conto delle difficoltà conseguenti all'aumento della popolazione detenuta, alla carenza di personale, alla presenza di situazioni di disagio di taluni ristretti che spesso sfocia in forme di protesta e condotte auto ed etero aggressive, anche ai danni degli operatori, le recenti evasioni «impongono – continua la lettera della circolare - una attenta riflessione sulla gestione delle dinamiche interne nonché sulla necessaria modulazione operativa delle attività di servizio che imponga di affinare e mirare i controlli e soprattutto di sostenere il livello di attenzione del personale in modo da evitare quanto più possibile la percezione di ' solitudine operativa'».

Diverse, quindi, sono le disposizioni del Dap. Tra quelle inizialmente elencate, si sottolinea la necessità che «le camere di pernottamento siano prive di accumuli di generi alimentari, materiale di pulizia, vestiario e da tutto quanto sia di ostacolo alle ordinarie e/ o straordinarie attività di perquisizione da parte del personale di polizia penitenziaria».

Ma la parte più importante riguarda l’identificazione di una nuova categoria di detenuti. Quelli con “spiccata tendenza all’evasione”, tanto da applicargli «un'attività di vigilanza attenta e mirata, che tenga conto non solo delle caratteristiche fisiche, del tipo di reato e dei precedenti penitenziari, ma che sia finalizzata anche a individuare atteggiamenti ambigui tenuti uti singuli o in gruppo». Il Dap predispone che «tali detenuti dovranno essere allocati in camere di pernottamento lontane dal muro di cinta, non dovranno permanere a lungo nella medesima stanza e dovrà evitarsi, per quanto possibile, la coabitazione con ristretti di medesima caratura delinquenziale e medesima provenienza geografica».

Le evasioni, o tentate, sono ovviamente numeri da percentuale da prefisso telefonico. Non sono numeri che generano allarmismo, però hanno una loro importanza. Nel 2018, 44 sono quelle tentate, mentre 110 sono le evasioni riuscite. Da osservare però che le tentate evasioni sono prevalentemente da istituto o da ospedale. Mentre quelle riuscite sono per lo più avvenute durante i permessi premio o lavoro esterno. Parliamo sempre di numeri insignificanti rispetto alle migliaia di persone che ottengono i giusti benefici. Le evasioni riuscite nel 2018 da istituto si contano sulle dita di una mano. Nel 2019 c’è una inversione di tendenza: 84 sono le evasioni riuscite, tra le quali, rispetto al 2018, quelle da istituto sono di più.

Raggiunta da Il Dubbio, Rita Bernardini del Partito Radicale, commentando la circolare, spiega che «si ammettono tutta una serie di responsabilità che contribuiscono a fare delle nostre carceri dei luoghi di illegalità: sovraffollamento, carenza del personale, fatiscenza dei luoghi, nulli stanziamenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria», ma, sottolinea l’esponente del Partito Radicale, «anziché agire a monte, si interviene a valle con un’impronta sempre più securitaria ( vedi i massicci trasferimenti per ordine e sicurezza divenuti ormai sistematici) che rivela più l’arroganza dell’impotenza che un intelligente sforzo riformatore che, invece, dovrebbe essere immediatamente ripreso, ripescando la necessaria mancata riforma dell’ordinamento penitenziario».