È il momento in cui l’avvocatura può farsi sentire. Forse in virtù di uno snodo politico-culturale che la nota congiunta di Cnf, Ocf e Cassa forense non manca di richiamare: la discussione intorno al «linguaggio d’odio».

Al di là del contenzioso tra chi ritiene che la precedente maggioranza ne fosse promotrice e chi, di converso, attribuisce tale responsabilità proprio alla maggioranza attuale, è fuori discussione che la misura nel comunicare e l’equilibrio nella dialettica pubblica siano diventati temi cruciali. Temi che proprio la professione forense ha segnalato, per prima, come decisivi nel G7 dell’avvocatura, organizzato esattamente due anni fa a Roma.

Si è parlato anche di questo, nell’incontro tenuto ieri mattina, presso la sede del Consiglio nazionale forense, tra il presidente dello stesso Cnf Andrea Mascherin, il coordinatore di Ocf Giovanni Malinconico e il presidente di Cassa forense Nunzio Luciano. Un briefing voluto «per fare il punto sui principali argomenti di interesse dell’avvocatura italiana, anche a seguito del recente insediamento del nuovo governo», come si legge nel comunicato.

«È emersa la necessità di proseguire e intensificare il percorso di lavoro sinergico già in atto», proseguono i vertici di Cnf, Ocf e Cassa, «e tra i temi da affrontare insieme sono stati individuati: la promozione del rafforzamento del ruolo dell’avvocato in Costituzione, la normativa sull’equo compenso, il patrocinio a spese dello Stato, le riforme del processo civile e penale, il rinvio dell’applicazione degli indici sintetici di affidabilità e questioni di fiscalità in generale, e la tutela della autonomia della Cassa di previdenza forense».

Questioni oggetto di provvedimenti già incardinati alle Camere — a cominciare dal ddl costituzionale sul ruolo dell’avvocato — o che vedono l’avvocatura pienamente coinvolta nella loro elaborazione. È il caso delle iniziative sull’equo compenso assunte dal ministero della Giustizia, ossia il Nucleo di monitoraggio istituito con il Cnf e il tavolo tecnico aperto a tutte le professioni, e ovviamente innanzitutto all’istituzione e alle rappresentanze forensi.

Nella nota di Cnf, Ocf e Cassa «si rinnova», quindi, «l’impegno, attraverso iniziative comuni, di contrasto al linguaggio d’odio e a favore del recupero di una corretta dialettica nella società». Un “rilancio” che rimanda proprio al ruolo chiave ormai acquisito dall’avvocatura e in grado di estendersi ancora, dentro e fuori i palazzi della politica.