«Oggi siamo 50 la prossima volta saremo 80», è esploso giubilante Renato brunetta alla fine della cena organizzata da Mara Carfagna martedì sera a Roma, ristorante ' da Gina' ai Parioli, menù quasi completamente napoletano in omaggio all'ospite, clima conviviale e ridanciano ma non senza una certa preoccupazione. Inizia a spuntare un certo affollamento al centro e questo alla corrente forzista che mira a occupare proprio il mitico centro può essere un bel problema.

Non si tratta di una corrente assicurano in coro tutti i partecipanti, dallo stesso Brunetta all'ex direttore del Quotidiano nazionale e oggi senatore Andrea Cangini. Ma proprio il commento di Brunetta, oltre che la logica e la qualità degli argomenti discussi tra una portata e l'altra dicono il contrario. Proprio di una corrente si tratta: la più ambiziosa e sostanziosa nella implosione, ancora tutta interna, di Forza Italia. L'unica che conti su un pacco ragguardevole di voti al sud e specialmente in Campania, dove la vicepresidente della Camera è popolarissima e di un protettore altissimo in ciò che resta delle gerarchie azzurre: Gianni Letta in persona.

Ma la situazione è confusa, non permette ancora l'impostazione di una strategia vera. I due cardini dell'area sedimentatasi nel ristorante pariolino sono infatti due ' No' secchi che limitano però le possibilità di manovra. Il primo riguarda Salvini. Nei mesi scorsi la Carfagna è stata la più ferma dal prendere le distanze dal sedicente alleato leghista, lavorando alacremente per costruirsi un'immagine modellata proprio sul rifiuto del salvinismo. L'antipatia radicale per le istanze sovraniste è in realtà condivisa anche dalle altre due ladies emerse in Forza Italia, le presidenti dei gruppi parlamentari Gelmini e Bernini. Nessuna delle due però ha portato la contrapposizione al livello toccato dalla leader campana. Per lei, a questo punto, l'alleanza con la Lega nelle elezioni politiche sarebbe proibitiva e, anche qualora la accettasse, comporterebbe un suo rapido declino nel partito azzurro.

La Carfagna ha puntato su una fisionomia che, sul fronte dei diritti civili, confina spesso con quelle di un centrosinistra moderato. Proprio per questo, quando è esplosa la bomba Renzi, una quantità di commentatori, ma anche molti politici all'esterno e soprattutto all'interno di Fi hanno data se non per certo per molto probabile l'incontro tra i neocentristi del toscano e quelli della napoletana. Invece, almeno per il momento, il secondo muro eretto dai commensali del pregiato ristorante ' da Gina' divide proprio la loro strada da quella della neonata Italia Viva. Con Renzi Mara Carfagna non vuole avere a che fare più di quanto non voglia con Salvini. La differenza però è palese. Mentre la strada di un Salvini ormai leader di una destra radicalizzata e quella di una formazione centrista e moderata possono non intersecarsi, Renzi e Mara ambiscono a pescare nello stesso bacino elettorale. Di qui, appunto, la sensazione di un pericoloso sovraffollamento al centro.

Per ora, dunque, la vicepresidente della camera intende prendere tempo. Nella cena di lavoro tutti hanno brindato alla vittoria ottenuta sull'area sovranista e filoleghista vicina a Salvini, quella di Giovanni Toti. Da quel durissimo, ancorché combattuto sotto traccia, scontro Mara è uscita trionfante. Fi si delinea oggi come un partito europeista, antisovranista e sostanzialmente antipopulista. Forte dell'insediamento al sud, che le garantisce un'arma in più rispetto alle rivali azzurre, la Carfagna mira quindi non a una nuova formazione ma alla conquista di Forza Italia. Possibilmente, grazie agli ottimi uffici dell'eterno consigliere numero uno, con il più o meno silente beneplacito del sovrano di Arcore.

La nota dolente sono i tempi. Fi oggi è un partito sull'orlo della disintegrazione. La senatrice Conzatti, già vicina proprio alla Carfagna, ha aderito ieri a Italia Viva e assicura che molti sono tentati dal seguirla. La rivalità fra le tre dirigenti del partito, che è emersa nelle sue reali dimensioni proprio in occasione della cena di lunedì, avversata e guardata con sospetto estremo dalle due capogruppo, rende difficile ogni mossa. Berlusconi, come al solito, ondeggia tra posizioni opposte e comunque non vuole e forse non può, denunciare l'alleanza con Salvini, che pure gli va strettissima.

L'esuberanza di Renzi eroderà nei prossimi mesi molti margini di agibilità. Mara Carfagna è oggi la figura che più di ogni altra ha carte da giocare nelle file azzurre. Ma se non deciderà presto, anzi prestissimo, come giocare quelle carte rischia forte di sprecarle.