«Questo anno e mezzo di politiche anti migranti ha prodotto solo irregolarità e illegalità. Non solo i migranti ci sono, sono diventati invisibili. E sono stati consegnati nelle mani della parte peggiore del Paese». La “sentenza” di Gianfranco Schiavone, vicepresidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, è chiara: per riportare il fenomeno dell’accoglienza nell’alveo della legalità è necessario tornare agli Sprar, modificare il regolamento di Dublino e cancellare i decreti sicurezza. Che  «presentano profili di incostituzionalità» .

Il governo è partito in quarta sull’immigrazione, impugnando una norma del Friuli. Ha ragione il ministro Boccia?

La norma impugnata dal governo presenta due grosse problematiche. La prima è che gli incentivi per la riassunzione dei lavoratori che hanno una residenza continuativa nel Friuli negli ultimi cinque anni, anche se apparentemente non discriminano gli immigrati, in realtà sono stati sicuramente pensati per colpire i lavoratori stranieri. Ed è sicuramente incostituzionale, per violazione dell’articolo 117 primo comma, perché non conforme all’ordinamento internazionale e al trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che prevede, all’articolo 45, la parità assoluta tra i lavoratori nell’ambito dell’Ue. Ma la norma non solo sfavorisce altri lavoratori europei, paradossalmente sfavorisce anche altri lavoratori italiani. La seconda è il fatto che l’utilizzo di fondi regionali per supportare il rimpatrio di stranieri colpiti da provvedimento di espulsione rappresenta un’invasione delle competenze dello Stato, perché la materia d’ingresso e allontanamento degli stranieri è esclusiva. E addirittura così i cittadini si troverebbero a pagare due volte un servizio che toccherebbe allo Stato espletare.

Passando ai decreti sicurezza, quali sono le parti che considera incostituzionali?

Sul secondo decreto, la questione è semplice: si parla di un articolo che dovrebbe essere abrogato senza indugio, ma anche prima dell’abrogazione il governo può immediatamente non dare attuazione al decreto, semplicemente distinguendo realmente tra un salvataggio e un tentativo di favorire l’immigrazione clandestina. In questo secondo caso, si può inibire l’ingresso attraverso un decreto interministeriale. Salvini intendeva applicare questa norma a suo uso e consumo, anche quando era evidente, come nel caso della Open Arms, che non c’era nessuna base giuridica per quel decreto. La prima cosa che ritengo si debba fare è cessare di emanare decreti, tra l’altro privi di legittimità, così le operazioni di salvataggio non verranno ostacolate.

Nel caso del primo decreto sicurezza, invece?

È più complesso, perché con quello la protezione umanitaria è stata abrogata e serve un intervento normativo vero, che ripristini il fatto che la protezione internazionale è parte integrante della nozione di asilo, così come prevista dalla nostra Costituzione. Si può tornare a ciò che c’era prima o si può modificare il testo, rispettando il principio che la protezione non è un regalo indebito, ma l’attuazione dell’articolo 10 terzo comma della Costituzione.

Bisogna ripristinare lo Sprar?

Sì. Ora tutto è calato sulle prefetture, su centri straordinari di bassissima qualità, con situazioni di degrado evidenti in ogni parte d’Italia. Bisogna tornare all’accoglienza fatta dai territori, dai Comuni, secondo un principio di proporzionalità e secondo degli standard d’accoglienza finalizzati all’inclusione sociale e non al parcheggio delle persone. È urgentissimo, perché questo decreto ha colpito un numero enorme di stranieri e circa 20mila lavoratori italiani che hanno perso il posto.

Quindi cosa dovrebbe fare il governo?

Intanto tornare ad un sistema d’accoglienza che assicuri un percorso d’inserimento in Italia alle persone che arrivano. Il sistema attuale porta esclusione e attualmente, nei capitolati di gestione dei centri straordinari, non è più previsto l’insegnamento dell’italiano. E questo è un modo per ostacolare volontariamente l’integrazione, con un sistema criminogeno che produce persone allo sbando. È un terreno ideologico di voluta produzione di disagio. Poi bisogna riformare il regolamento di Dublino III. Ho piacere a sapere che il governo si impegnerà, ma non posso non ricordare che Lega e M5s si opposero alla riforma e che il M5s governa anche oggi. La Lega si oppose per fare un’intesa politica con i paesi del blocco di Visegrad, nel caso dei grillini i motivi rimangono un mistero. Ma il precedente parlamento europeo aveva già votato una riforma importantissima del regolamento nel novembre 2017, che prevedeva l’obbligatorietà della distribuzione tra tutti i Paesi dell’Ue ma nel rispetto dei legami significativi tra il richiedente e un determinato territorio. Il governo italiano, però, per tutto il 2018 e quindi soprattutto durante il governo Conte1, non ha mosso un dito per favorire e portare avanti quella stessa proposta che adesso dice di voler caldeggiare.

Come cambieranno le cose col nuovo ministro dell’Interno?

Sicuramente è una persona moderata, che ha una competenza tecnica e una conoscenza diretta della materia. Questi sono elementi importanti. Ma i compiti che si trova di fronte non sono tecnici, si tratta di scelte politiche che richiedono la condivisione di tutto l’esecutivo. Scelte impegnative che impongono di cambiare prospettiva.

Cosa ha prodotto questo anno e mezzo di politiche anti- migranti?

Gli studi statistici che ci sono concordano nel dire che l’irregolarità è sicuramente aumentata. In primo luogo perché non esiste più la protezione umanitaria, provocando un aumento dei dinieghi delle richieste d’asilo. Ma ciò non ha prodotto espulsioni: quelle persone sono in Italia, solo sono invisibili e sono state consegnate al mercato nero. Quindi quelle politiche hanno prodotto anche illegalità. Il secondo motivo è il fatto che abbiamo azzerato totalmente il Decreto Flussi per l’ingresso regolare degli stranieri, per lavoro o per motivi di studio. L’Italia è uno degli ultimi paesi in Europa in questo senso. Ciò significa che una serie di persone che sono arrivate in Italia per lavorare, non potendolo fare, sono andate a lavorare in nero.

E perché è stato azzerato?

Sono convinto che non sia avvenuto per caso ma che ci fosse un obiettivo. Aumentare la confusione, la paura e ridurre i diritti degli stranieri per consegnarli in mano alla peggiore Italia.