Il tribunale di Edimburgo ha respinto un ricorso contro la sospensione del parlamento britannico fino al 14 ottobre, la Camera dei comuni, decisa dal premier Boris Johnson innescando una furibonda giostra di polemiche e veleni. Una piccola vittoria per l’impulsivo “Bo- Jo”, criticato anche dentro il suo stesso partito per una decisione che sembra presa con l’unico scopo di sterilizzare il dibattito parlamentare sulla Brexit e giungere al temuto “no deal”, la cui sinistra scadenza è prevista per il prossimo 31 ottobre.

Il caso non è però chiuso: il ricorso contro la sospensione verrà esaminato in un’ampia seduta martedì, riferisce la Bbc. Il ricorso è stato presentato da 75 deputati, fra cui la nazionalista scozzese Joanna Cherry e la leader liberal- democratica Jo Swinson, secondo i quali il provvedimento di Boris Johnson è illegale e incostituzionale. I ricorrenti chiedevano che, in attesa di una decisione, il tribunale decidesse uno stop temporaneo al provvedimento.

Il giudice, Lord Doherty, ha invece ritenuto che non vi fosse «una necessità cogente» per lo stop immediato. Ma ha comunque anticipato a martedì la seduta per esaminare il caso, inizialmente fissata a venerdì. Secondo Doherty è interesse della giustizia e del pubblico che vi sia un rapido pronunciamento sulla questione. La sospensione del parlamento dovrebbe iniziare fra il 9 e il 12 settembre, protraendosi poi fino al 14 ottobre. A quel punto resterebbero appena due settimane per definire i termini del divorzio della Gran Bretagna dall’Unione europea. Allo stato attuale non ci sono margini di mediazione: sia Bruxelles che Londra non sembrano disposte a mutue concessioni, quindi la conseguenza più probabile è il mancato accordo con tutti i nefasti effetti che ciò comporta.

Al di là della sentenza di Edimburgo, si moltiplicano le azioni legali contro il colpo di mano del premier; la leader dei Lib- Dem, Jo Swinson, si è unita ieri all’avvocato e attivista Gina Miller nella iniziativa davanti all’Alta Corte contro la sospensione dei lavori parlamentari. «Il tentativo di sospendere il Parlamento è una presa del potere autoritaria e anti- democratica da parte di Boris Johnson, che vuole mettere a tacere il popolo e i suoi rappresentanti», ha denunciato la Swinson. «I Lib- Dem stanno facendo tutto il possibile, nei tribunali e in Parlamento, per impedire lo stop della nostra democrazia e una Brexit senza accordo», ha aggiunto. Insieme a loro si sono uniti anche l’ex premier conservatore John Major e il deputato laburista Tom Watson.

Nonostante la rivolta che la decisione di Johnson ha innescato in parte della società britannica ( una petizione popolare con oltre due milioni di firme è stata presentata alle autorità), gli ultimi sondaggi non sembrano penalizzare più di tanto i conservatori che, al contrario, restano il primo partito del Regno Unito: secondo un’inchiesta di YouGov, i Tory continuano a restare in testa alle indicazioni di voto con il 33% delle preferenze. Seguono i laburisti di Jeremy Corbyn al 22%, subito dopo i Lib- Dem al 21%, mentre il Brexit Party di Nigel Farage, trionfatore alle ultime europee con oltre il 30%, precipiterebbe al 12%, seguito dai Verdi al 7%.