Quella di ieri è stata una giornata cruciale per le proteste che da due mesi stanno interessando Hong Kong. A essere preso di mira è stato l'aeroporto internazionale, uno dei più frequentati al mondo. Migliaia di persone, circa 5000, si sono radunate presso lo scalo occupandolo letteralmente. Più di 160 voli sono stati cancellati e le autorità hanno parlato di operazioni «gravemente interrotte».

Il movimento iniziato il 9 giugno contro la cosiddetta “legge sull'estradizione” e presto diventato una gigantesca richiesta di maggiore democrazia ed autonomia dalla Cina, sta assumendo caratteristiche impensabili mentre aumenta l'incertezza sui possibili sviluppi che potrebbe avere.

SCALO PARALIZZATO Da Hong Kong dunque è difficile partire, a parte i passeggeri che hanno già effettuato il ceck in, i funzionari aeroportuali hanno avvertito che sono stati eliminati tutti i voli non ancora registrati. Minori difficoltà dovrebbero avere gli aerei in arrivo. La situazione è stata resa ancora più difficile dalle notizie che riportavano l'intenzione della polizia di intervenire per sgombrare lo scalo, molti manifestanti si sono così allontanati a piedi ingombrando le strade adiacenti e contribuendo ad un blocco ancora maggiore.

La protesta all'aeroporto iniziata tre giorni fa, rientra nel decimo fine settimana consecutivo di manifestazioni, anche se fino a domenica scorsa non si erano registrate violenze. Il pomeriggio però si è ripetuto lo stesso copione dei weekend precedenti. Una manifestazione pacifica nel Victoria Park è degenerata in scontri quando i partecipanti hanno marciato lungo una strada principale nonostante il divieto della polizia.

SCONTRI VIOLENTI Incidenti si sono poi verificati in diversi distretti centrali e la polizia ha usato proiettili di gomma nel tentativo di disperdere la folla. Nel quartiere di Wan Chai, i dimostranti hanno risposto con bottiglie incendiarie e lancio di mattoni. Le cronache parlano di numerose persone un ufficiale feriti. I social media stanno sempre più diventando il megafono della protesta, servono a fare luce sugli assalti degli agenti, ad esempio, nelle stazioni ferroviarie chiuse. E' il caso delle immagini che hanno mostrato poliziotti che sparavano lacrimogeni a distanza ravvicinata e cariche con bastoni.

Per questo, da quanto riferisce la Bbc, alcuni manifestanti all'aeroporto indossavano bende sugli occhi in risposta al video di una donna che sanguinava pesantemente dopo essere stata colpita da un proiettile della polizia.

CHE FARA' LA CINA? Gli occhi sono puntati sulla Cina, Pechino ha parlato esplicitamente di «terrorismo». Stanno così diventando consuetudine le conferenze stampa di Yang Guang, portavoce dell'ufficio cinese per Hong Kong e Macao, il funzionario ha lanciato le sue accuse e parlando dei dimostranti ha detto: «hanno già commesso crimini molto violenti e adesso stanno mostrando atteggiamenti terroristici con atti che calpestano lo stato di diritto e l'ordine sociale di Hong Kong».

Per il momento però non si segnala una volontà cinese di intervenire militarmente, sebbene a Hong Kong sia di stanza una guarnigione militare, più probabile che Pechino si affidi alla repressione locale. Un segnale forte arriva in questo senso dalla compagnia aerea Cathay Pacific che ha avvertito il personale del rischio di licenziamento se «appoggiano o partecipano a proteste illegali». Si tratta di una diretta conseguenza della pressione cinese sulla compagnia e della campagna # Boycott-CathayPacific.