Ancora oggi, alcuni giornali, li definiscono “le talpe di Matteo Messina Denaro”, il superlatitante ricercato anche per le stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Ma i capi d’accusa sono ben diversi, ed è tuttora una storia piena di punti oscuri che solo un processo potrà chiarirli.

Parliamo dei tre arrestati nel cuore della notte dello scorso 16 aprile: l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, il maggiore in servizio alla Dia di Caltanissetta Marco Alfio Zappalà e l’appuntato dei carabinieri Giuseppe Barcellona. I tre sono stati accusati a vario titolo dalla Dda di Palermo di ' accesso abusivo a un sistema informatico' e ' rivelazione di segreti d'ufficio' e inoltre all'ex sindaco contestata l'aggravante di aver favorito Cosa Nostra e la latitanza di Matteo Messina Denaro. L’accusa per l’ex sindaco è stata dichiarata decaduta dal tribunale di Riesame che l’ha rimesso in libertà dopo pochi giorni di carcere.

La vicenda Ma andiamo con ordine. Tutto ha avuto inizio con gli sviluppi dell’attività dei Ros per conto della procura di Palermo, tra il 2016 e gli inizi del 2019, volta alla cattura di Matteo Messina Denaro. Investigazioni cristallizzate nelle tre informative del marzo 2017, aprile 2018 e gennaio 2019.

Nel corso delle indagini Vaccarino è stato sottoposto a intercettazione a partire dal 2016, fino a quando nel 2017, hanno captato alcune sue conversazioni con l’ufficiale della Dia Marco Alfio Zappalà. Quest’ultimo avrebbe contattato l’ex sindaco di Castelvetrano, come si evince anche dalle conversazioni, per avere più informazioni possibili sul superlatitante Messina Denaro, anche attraverso un testimone – procurato da Vaccarino stesso – che avrebbe saputo di fatti riguardanti la riunione castelvetranese del 1991 dove, alla presenza di Matteo Messina Denaro, si sarebbero pianificate le stragi di Capaci e di Via D’Amelio.

Una persona, il testimone, che secondo quanto dice Vaccarino, avrebbe già detto quello che sa e che avrebbe solo dovuto confermarlo. Dalle conversazioni è Vaccarino stesso che dice a Zappalà che si tratta di un testimone chiave, una possibilità che non bisognerebbe lasciarsi scappare. Dalle intercettazioni emerge che Zappalà ha provato a contattarlo. “… Però… a parte s’è cagato sotto… nonostante gli abbia detto che ho bisogno di un incontro così… gli ho detto… è tutto… amichevole… riservato… tant’è che non l’ho mandato a prendere dalla pattuglia.. o invitato…”, spiega Zappalà all’ex sindaco di Castelvetrano. Dalle intercettazioni, non si può però capire se poi si siano incontrati o meno.

La solitudine di Zappalà Ma dalle conversazioni captate emerge chiaramente una sensazione di solitudine. Zappalà esprime di sentirsi solo contro tutti e vorrebbe tutelarsi. Una tutela che – secondo quanto si dicono – Vaccarino vorrebbe trovare inviando una fitta relazione al Consiglio Superiore della Magistratura. Ma è Zappalà stesso che gli dice “Io, io da qui non posso fare… dobbiamo cambiare strategia!”. Ma Vaccarino gli risponde: “No… eh… lo faccio io… lo faccio io…”. Zappalà però sembra di non fidarsi di nessuno, come se avesse paura di essere fermato. “No, no… guarda – dice a Vaccarino - è, è una mossa… molto molto rischiosa … ma fino a un certo livello oltre il quale ci andiamo solo a perdere, quindi questo poi ne parliamo perché…”.

Il giallo della email inviata a Vaccarino Il nodo da sciogliere è la questione della email, che Zappalà avrebbe inviato a Vaccarino. Quella sarebbe la prova del reato commesso dall’ufficiale della Dia e che ha provocato anche l’arresto di Barcellona, da poco rimesso in libertà. Così come è stato rimesso in libertà Vaccarino, perché secondo il Riesame la sua condotta non sarebbe stata affatto volta a favorire la latitanza di Matteo Messina Denaro. Di quale email parliamo?

Bisogna fare un passo indietro, quando Zappalà ha contattato Barcellona, nel passato un suo sottoposto. Gli ha spiegato che il suo intento era arrivare alla cattura del latitante e che aveva bisogno di informazioni in via riservata. Inizialmente Barcellona stesso non appare convinto, ma poi dice che per la causa gli avrebbe fatto il favore.

Parliamo di una trascrizione – fatta da Barcellona stesso durante una indagine riservata – riguardante due soggetti, i quali si lamentavano che il titolare di una impresa di pompe funebri, Vincenzo Santangelo, non avesse fatto pagare il funerale del pentito Lorenzo Ciamarosa ai familiari. Zappalà, ricevute le intercettazioni, le avrebbe poi mandate – ma solo una prima parte - a Vaccarino dopo un mese e mezzo. Vaccarino, come spiegato dal Riesame, avrebbe stampato queste intercettazioni e consegnate a Santangelo, non con lo scopo di favorire la latitanza di Matteo Messina Denaro, ma per ingraziarselo - portandolo a conoscenza delle critiche ricevute sul suo conto – in maniera tale da attingere da lui, quale contropartita, notizie utili sul contesto mafioso di Castelvetrano da girare poi a Zappalà.

Punti oscuri Fin qui appare tutto chiaro. Ma nasce un giallo vero e proprio. Zappalà, nell’interrogatorio, dice che non è stato lui ad inviare l’email a Vaccarino con il contenuto delle intercettazioni. In effetti c’è un aspetto singolare. Dalle informative emerge che Vaccarino avrebbe ricevuto da Zappalà due email dall’identico contenuto ( ovvero la prime parte delle intercettazioni), mentre il maggiore della Dia si trovava proprio a casa sua. Di certo l’indirizzo email è di Zappalà, ma appare appunto singolare che quest’ultimo avrebbe inviato l’email proprio quando erano insieme, nell’abitazione di Vaccarino.

Altro punto poco chiaro è il perché Zappalà avrebbe utilizzato un mezzo del genere, soprattutto quando – così emerge dalle intercettazioni – lo stesso Zappalà voleva proteggersi da eventuali captazioni. Perché non stamparle e consegnargliele direttamente a mano? L’unico dato certo è che quell’email ha fatto scattare le indagini nei loro confronti e che l’ha portati all’arresto.

La mail incriminata è del 7 marzo, l’iscrizione del procedimento avviene a loro carico dopo 8 giorni in Procura a Palermo. Barcellona ora è libero, dopo aver subito un duro isolamento e i domiciliari. “A me non interessa di fare la prima donna a me interessa che questo qua si acchiappa', ha detto Barcellona ai giudici del Riesame, riferendosi al latitante Messina Denaro. Poi c’è Vaccarino, che già dopo pochi giorni dal suo arresto, è stato scarcerato. Mentre Zappalà, da aprile che era in isolamento, è stato mandato ai domiciliari il fine settimana scorso. Lui si difende dicendo che aveva la delega ( dalla procura nissena) per fare le indagini, che, ricordiamo, erano volte a ricercare il movente delle stragi nella quali il mandante è anche Matteo Messina Denaro. Il dato certo è che, essendo stato intercettato, le sue indagini per conto della procura di Caltanissetta rischiano di non essere più riservate.

I Ros, che hanno lavorato per conto della procura di Palermo, hanno infatti registrato tutto, e nelle informative, che aveva poi portato in carcere tutti e tre i protagonisti della singolare vicenda, compaiono diverse parti giustamente omissate. Non solo, tra queste spunta anche un riferimento ad Angelo Siino, colui che, ricordiamo, è stato coinvolto nel famoso dossier mafia- appalti, considerato di primaria importanza da Giovanni Falcone, così come da Paolo Borsellino fino al giorno che morì stritolato dal tritolo.