La libertà di informare e «il diritto alla verità», basato sulla rilevanza sociale dei contenuti delle intercettazioni, vanno tutelati, ma a dover essere protetta è anche la persona intercettata. Ad affermarlo sono il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, e il numero uno dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, che ieri hanno fatto il punto sul tema nel corso di un incontro nella sede del Cnf. Un incontro che parte da una consapevolezza importante: avvocatura e giornalismo sono due professioni le cui libertà rappresentano «un indice di una democrazia evoluta».

E la strada per equilibrare il diritto all’informazione e quello alla riservatezza, dunque, non passa, come proposto al tavolo di via Arenula, dalla creazione di nuovi reati, bensì da una attenta e sinergica analisi dei rimedi deontologici, da tramutare in proposta da sottoporre alla politica, una revisione della norma che regola i Consigli di disciplina dell’ordine dei giornalisti e una formazione comune alle due professioni che formi professionisti in grado di affrontare la sfida.

Diritto all'informazione e tutela della persona Il punto di partenza è la sacralità del diritto di informazione e della tutela, sempre e in ogni caso, della dignità della persona. Ma la soluzione deve passare da un nuovo modo di valutare gli illeciti disciplinari. «C’è una commissione per la riforma dei Consigli di disciplina ha sottolineato Verna - Un’altra operazione sono i seminari formativi per i componenti dei Consigli e l’affiancamento di un consulente giuridico per ciascun organismo» .

Una dichiarazione di intenti che ha aperto la strada al partenariato tra Cnf e Ordine dei giornalisti. L’idea di Mascherin è di mettere a disposizione l’avvocatura «per fare formazione su come costruire un capo di imputazione e come strutturare un procedimento disciplinare».

Formazione comune Una collaborazione suggellata da un protocollo che comprenda anche un progetto di formazione sui temi comuni e che valga a titolo di formazione continua per entrambi i tipi di professione.

«Un tema che affronteremo insieme sarà l’equilibrio del diritto dell’informazione con la tutela della riservatezza e del diritto all’oblio - ha evidenziato Mascherin - temi da trattare con taglio deontologico». Ma la “reazione” alle storture, ha sottolineato Verna, dovrà riguardare anche il campo dei social, sui quali si assiste «ad un avvelenamento della società.

Contro il linguaggio d'odio È importante teorizzare strumenti in grado di eliminare questi veleni». Un tema che rimanda alla campagna del Cnf contro il linguaggio d’odio, alla quale anche Verna si è detto interessato ad aderire. Ma la strada contro gli abusi riguarda, soprattutto, la garanzia di una «reazione disciplinare forte», un “codice rosso” che renda prioritaria la trattazione di certi abusi, specie quando seriali.

La collaborazione tra avvocatura e giornalisti prevede anche l’istituzione di un’autorità garante del mercato delle professioni che vigili sul rispetto dell’equo compenso, come previsto dal protocollo sul Nucleo centrale di monitoraggio della disciplina dell’equo compenso sigla\ to il 2 luglio scorso tra Cnf e ministero della Giustizia.