L’uso dell’intelligenza artificiale nella giustizia è sottovalutato. Forse perché si pensa di circoscriverne il campo d’applicazione all’ambito della “giustizia predittiva”, con conseguenti timori sullo svuotamento della componente “umana” e del “principio di oralità”. Ne è convinto il coordinatore dell’Organismo congressuale forense, che ieri ha guidato l’incontro voluto dall’Ocf sul tema, a Milano, e intitolato “Riforme processuali, algoritmi ed accesso alla Giustizia: problemi e prospettive”.

Il convegno si è svolto con il patrocinio degli Ordini degli avvocati del capoluogo lombardo e di Genova. Ha coinvolto un esponente della magistratura, il presidente della Corte d’appello di Brescia Claudio Castelli, un altro rappresentante dell’avvocatura, Andrea Stanchi, a sua volta componente dell’Ocf, e un esperto di tecnologie applicate al diritto come Andrea Melegari, dirigente della “expert System.

«Pensare di operare solo sugli aspetti strettamente inerenti al processo e al rapporto tra le parti non consente di risolvere realmente i problemi della giustizia», secondo Malinconico. «Si rischia di rinviare la riflessione sull’integrazione delle logiche processuali e di intelligenza artificiale e riduce le prospettive di soluzione della criticità del sistema di tutela dei diritti». L’Ocf propone dunque un ragionamento sulle regole processuali che tenga conto delle opportunità che il sistema digitale offre, «nella consapevolezza che il potenziamento dell’uso dei sistemi di intelligenza artificiale va governato e volto alla effettiva tutela dei diritti», segnala una nota dell’organismo, «evitando i problemi che un uso inconsapevole può generare».

L’utilizzazione di algoritmi di tipo “semantico” potrebbe potenziare il lavoro del magistrato e degli operatori di giustizia, già solo con la tecnologia ad oggi disponibile: ne è convinto Malinconico, secondo il quale «in tale prospettiva, ridurre la riflessione sui rapporti tra intelligenza artificiale e processo giurisdizionale al tema della cosiddetta ’ giustizia predittiva’, pur se mediaticamente suggestivo, per un verso è velleitario e per altro verso impedisce di sfruttare le più ampie opportunità che la tecnologia esistente offre».

La strategia dell’Organismo congressuale forense è di catalizzare tutte le intelligenze e risorse che si stanno occupando del tema e di realizzare una sintesi. È questo l’obiettivo con cui ha avviato un’attività di sensibilizzazione e dialogo con le istituzioni governative e giudiziarie, dalle quali attende una maggiore attenzione considerata la rilevanza del cambiamento che si sta attuando.