Bonafede sull'equo compenso. Dall’entrata in vigore della legge sull’equo compenso, alcuni enti pubblici e committenti privati hanno fatto a gara nell’aggirare le norme. Anche per «sollecitarne il rispetto» è stato istituito a via Arenula un “Nucleo di monitoraggio” sulla disciplina.

Di fatto Bonafede sceglie così di farsi garante della dignità dei compensi per gli avvocati. La struttura nasce dal protocollo d’intesa siglato ieri dal guardasigilli con il presidente del Cnf Mascherin.

Un giovane avvocato

Alfonso Bonafede ieri ha compiuto 43 anni. È innanzitutto un giovane avvocato. Lo ricorda spesso. «Ed è importante assumere un’iniziativa che vada a incidere direttamente sulla vita quotidiana degli avvocati».

Presenta così l’istituzione del “nucleo centrale di monitoraggio sulla disciplina dell’equo compenso per la professione forense”. Un sistema “a rete” che verificherà il rispetto della legge da parte di tutti i committenti, privati e pubblici.

Il via libera all’iniziativa è nella firma del relativo protocollo d’intesa, avvenuta ieri a via Arenula da parte del guardasigilli e del presidente del Cnf Andrea Mascherin.

«Una novità dirompente per gli avvocati e un salto di qualità rispetto alla tutela concreta della professione», lo definisce il vertice del massim organismo dell’avvocatura. «Il ministro dimostra di avere, nei confronti della professione forense, una sensibilità senza precedenti», aggiunge Mascherin.

Lo Stato a difesa degli avvocati

E in effetti il valore di quella che può sembrare una semplice struttura tecnica è nel suo significato politico.

«Il protocollo d’intesa siglato con il Consiglio nazionale forense», spiega il guardasigilli durante l’incontro, «prevede l’attivazione di una vera e propria rete tra Cnf, ministero e il Consigli dell’Ordine. Mi piace molto l’idea della rete e del coinvolgimento del territorio, ma soprattutto sono convinto della opportunità di dare un segnale forte e chiaro di vicinanza a ogni singolo avvocato».

È il punto chiave. Il Nucleo di monitoraggio istituito al ministero, grazie ai “nuclei locali” attivati da tutti gli Ordini, raccoglierà notizie e dati su ogni singola violazione dell’equo compenso. Si farà in modo da non lasciar sfuggire nulla: gli incarichi degli enti pubblici come gli accordi proposti dai committenti privati forti. Un controllo incisivo del governo sulla retribuzione degli avvocati. È come se lo Stato si impegnasse direttamente a tutelarne la dignità.

Non solo. Perché come rivendica con soddisfazione Mascherin, «un altro aspetto importante dell’intesa tra Cnf e ministero è la possibile estensione del monitoraggio anche ad altre professioni». Parole in piena sintonia con quelle di Bonafede:

«Ci auguriamo di veder presto coinvolti altri Ordini professionali affinché questo possa diventare un modello che vada a tutelare anche altre categorie». Il valore politico della svolta è chiaro: si passa dalla religione della libera concorrenza ( al ribasso) alla tutela dei professionisti, quindi del ceto medio.

L’ambizione è alta, e infatti il presidente del Cnf ricorda come «nelle premesse del protocollo che sigliamo con il ministro c’è il riferimento alla creazione di un’Autorità garante che vigili sull’equo compenso e possa anche infliggere sanzioni a chi non lo rispetta».

Il tavolo per rafforzare la legge

Il Nucleo di monitoraggio istituito con la firma di ieri rappresenta di fatto un “precursore” di tale futura authority. E sia la struttura appena costituita per la professione forense, sia la sua futura evoluzione saranno discusse oggi al tavolo sull’equo compenso, istituto con decreto dello scorso 27 giugno sempre da Bonafede e presieduto dal sottosegretario Jacopo Morrone.

Appuntamento in mattinata a via Arenula con i rappresentati di tutti gli Ordini, incluso il Cnf, che partecipa attraverso il consigliere Antonio Baffa. L’obiettivo è individuare interventi migliorativi dell’attuale disciplina sui compensi. Non solo per gli avvocati ma per tutte le categorie.

E tra i primi punti ci saranno proprio l’estensione del monitoraggio e il profilo della futura authority.

Non c’è da meravigliarsi per l’impegno rivolto dal guardasigilli al tema dei compensi. Non solo perché, da giovane avvocato, ben conosce il mondo delle professioni, ma anche perché il controllo affidato alla “rete” è nel Dna del Movimento 5 Stelle.

Non a caso, nel corso dell’incontro di ieri con Mascherin, Bonafede si sofferma più volte sull’opportunità che «gli avvocati siano protagonisti di una collaborazione diffusa e fattiva con il ministero». L’alleanza sarà necessaria anche vista la forza delle controparti: i committenti, che in Italia sono “forti” anche quando si tratta di aziende “piccole”.

Così come è chiaro che uno dei primi effetti del monitoraggio sarà la maggiore difficoltà, per le pubbliche amministrazioni, di aggirare le norme. Diventeranno più impervi i tentativi di pubblicare bandi capestro. Come quello proposto nel febbraio scorso dal ministero dell’Economia o le tante “gare” per incarichi legali indette dai comuni.

Avvocato in Costituzione, l'iter

All’incontro di ieri sono intervenuti anche il capo di gabinetto del ministro, Fulvio Baldi, e il suo consigliere per le libere professioni, Pietro Gancitano, che ha curato direttamente la stesura del protocollo. Prima della firma, Bonafede e Mascherin hanno discusso anche del ddl costituzionale che riconosce il ruolo e l’indipendenza dell’avvocato.

È assegnato alla commissione Affari costituzionali del Senato, che non nev ancora avviato l’esame. Bonafede ha ricordato come esista «un accordo sui lavori in base al quale si è deciso di non approfondire in contemporanea un numero eccessivo di proposte e ddl costituzionali, in modo che le Camere possano lavorare con maggiore respiro.

Il guardasigilli assicura che vigilerà sull’iter della riforma. «Resto disponibile al contributo delle opposizioni», ha spiegato. E ha aggiunto: «Mi pare di averne dato dimostrazione su diversi provvedimenti. La giustizia sembrava un moloch, in realtà non c’è forse materia che abbia visto un più ampio accoglimento delle proposte avanzate dall’opposizione. Penso al codice rosso, allo scambio politico- mafioso o alla class action».

Proprio le azioni collettive potrebbero suggerire un’analogia con il monitoraggio sui compensi professionali, che il ministro legge in questi termini: «In questo secondo caso non c’è il numero che fa la forza, ma è la collaborazione fra ministero, Cnf e Ordini che offre tutela al singolo avvocato».

Mascherin ricorda che al tavolo di oggi, tra le proposte, ci sarà anche la legittimazione degli Ordini alla class action, ma soprattutto insiste sul valore dell’iniziativa di Bonafede «come segnale per le fasce deboli dell’avvocatura». Rivolta cioè a quel ceto medio disgregato proprio dalla mortificazione nei compensi.