«Bisogna avere molta prudenza prima di mandare in carcere una persona. Nell’arco di poche ore è stata devastata la vita di un uomo perbene, di un innocente, com’è stato riconosciuto dal tribunale del Riesame, attraverso delle invenzioni investigative».

La denuncia dell’avvocato Gaetano Aufiero è grave: le intercettazioni utilizzate per accusare un maestro di religione di un asilo di Solofra, in provincia di Avellino, non dimostrerebbero in alcun modo le violenze sessuali che lo hanno fatto finire prima ai domiciliari e poi in carcere, dove sarebbe stato picchiato da altri detenuti. Un’ipotesi, quella del legale, con la quale hanno concordato anche i giudici del Riesame, che lunedì scorso hanno disposto la scarcerazione dell’uomo per mancanza di gravità indiziaria. Ma la vicenda, afferma Aufiero, va assolutamente chiarita. «Molti frame sono decontestualizzati – spiega – In circa quattrocento ore di video ci si è concentrati solo su venti minuti. Tutto ciò dovrebbe far riflettere».

Tutto accade all’alba del 5 giugno, quando i carabinieri di Solofra arrestano tre insegnanti di un asilo di Solofra - più uno al quale è stata inflitta una misura interdittiva - dopo tre mesi di indagini. Finiscono ai domiciliari con l’accusa di maltrattamenti, ma per uno di loro, Gerardo De Piano, viene mossa anche un’accusa più grave: la molestia sessuale ai danni di un bimbo di 5 anni. Un’indagine partita da tre denunce sporte a gennaio da alcune madri e dalle quali è partita un’attività d’intercettazione audio- video dalla quale sarebbero emersi, nelle ipotesi degli investigatori, non solo i maltrattamenti, ma anche l’abuso. Così, spiega Aufiero, «De Piano, da umile maestro di religione di Solofra diventa un mostro da sbattere in prima pagina, con articoli di giornali che parlano di asilo lager e di pedofilo - racconta - Questo è diventato De Piano nell’arco di poche ore. Prudenza, rispetto della dignità delle persone, rispetto della verità e della realtà: tutto ciò è mancato nella maniera più assoluta».

Ma il linciaggio mediatico, che ha interessato anche il legale, preso di mira sul web in quanto difensore dei mostri, al punto da arrivare a dire che «bisognerebbe usare l’acido per l’avvocato e i suoi clienti», è secondario. Perché l’accusa di violenza sessuale, secondo Aufiero, non si basa su nulla. Anzi, si fonda su audio e video registrati separatamente, ma montati in un modo «che sconvolge totalmente il discorso». Per questo, spiega al Dubbio, «parlo di invenzioni investigative: c’è stato, a mio avviso, un eccesso nell’ipotizzare la consumazione di talune condotte o di taluni reati. Cosa che spesso capita quando gli elementi di accusa si fondano esclusivamente su intercettazioni. Nell’associare, almeno nell’informativa, le immagini alle parole, il senso di quella che era l’esatta dinamica è stato un po’ stravolto».

Sui maltrattamenti Aufiero non vuole dire nulla: è giusto indagare, sentendo bambini e genitori, spiega, nonostante l’ipotesi continui a non convincerlo al 100 per cento. Tant’è, sottolinea, che il Riesame ha optato per una misura interdittiva, il che «la dice lunga sulla natura e sulla gravità di questi presunti maltrattamenti». Il vero dramma, però, riguarda l’accusa rivolta solo a De Piano, al quale. sottolinea il legale, vengono contestati alcuni «toccamenti», che le immagini, sostiene, non dimostrano in alcun modo. «E con me è stato d’accordo il Riesame - spiega - Ho visto e rivisto le immagini centinaia di volte, fino alla paranoia, e non sono riuscito a trovare traccia di quegli abusi. L’unica cosa che si vede è un episodio in cui il maestro di religione fa il solletico al bambino, partendo dalle orecchie e arrivando alla pancia e ai fianchi, l’unico sul quale si possa discutere. Dagli altri episodi, invece, non è emerge nulla. Credo ci sia stato un eccesso di valutazione nel mettere insieme momenti diversi di un evento, in modo che potesse apparire in maniera diversa da com’era in realtà».

DAI DOMICILIARI AL CARCERE IN TEMPO RECORD E LE BOTTE.

De Piano finisce ai domiciliari, ma poco dopo essere riportato a casa dalla Caserma decide di convocare il parroco del Paese e la madre del bambino che sarebbe stato molestato, alla quale si limita a dire di essere stato arrestato da innocente. La donna, però, non sa ancora nulla e così decide di segnalare l’episodio ai carabinieri.

Così, in poche ore, la misura si aggrava e il maestro finisce nel carcere di Bellizzi, dove manca la sezione dei sex offenders e dove viene subito aggredito, con colpi sul naso e sul volto.

Dopo un paio di giorni, dunque, viene trasferito a Benevento. «Al di là dei danni subiti fisicamente - sottolinea l’avvocato - L’episodio è grave». Così come gravi sono le minacce ricevute dall’avvocato, reo di aver messo in dubbio le accuse. «Mi ero limitato a dire che non trovavo riscontro alle accuse nei video - spiega - Precisavo di non dubitare di cosa avessero fatto gli inquirenti, ma sono un avvocato e dubito ancor meno dei miei occhi».

«INVENZIONI INVESTIGATIVE».

Aufiero non parla di falsi - «credo nella buona fede di chi ha indagato» - ma di «incongruenze che a mio avviso andavano valutate diversamente da chi ha fatto le indagini e per le quali, nei prossimi giorni, depositerò una segnalazione al pm». Perché se è «sacrosanto» fare ipotesi investigative, le stesse «vanno verificate». E per questo ha chiesto di rimuovere i carabinieri di Solofra dalle indagini.

I VIDEO ALLA STAMPA.

Ma a dire che sulle accuse ci siano fondati dubbi è anche il tribunale del Riesame, che lunedì ha annullato l’ordinanza cautelare per gli atti sessuali, sostituendo il carcere con una misura interdittiva per nove mesi per l’accusa di maltrattamenti. Nonostante il giorno dell’udienza sia stato depositato un nuovo filmato, nel quale si vede il maestro abbracciare il bambino. Un video che non è nelle disponibilità dei legali, ma che subito dopo la scarcerazione è finito in rete. «Ho denunciato la pubblicazione del video - spiega - dal momento che nemmeno noi difensori ne siamo in possesso. La mattina dell’udienza abbiamo solo visto qualche frame. Trovo questa cosa molto grave - aggiunge - anche perché pubblicarlo dopo la scarcerazione sembra un modo per perseverare nelle accuse ai suoi riguardi».

LA GOGNA MEDIATICA.

L’arresto è stato eseguito alle 6 del mattino, «come se fosse un pericoloso delinquente». Alle 7.01 la stampa riceve il comunicato dei carabinieri, dai quali i familiari scoprono dell’arresto, spiega Aufiero. Un quadro completato alle 13 con la conferenza stampa. «Io spero che prima o poi un magistrato ponga fine allo scempio di sbattere il mostro in prima pagina prima che gli stessi magistrati vengano a sapere dell’esecuzione delle misure cautelari», tuona l’avvocato. De Piano si è professato innocente, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere davanti al giudice, «non avendo avuto il tempo di leggere gli atti, essendo stato interrogato 24 ore dopo».

E dopo la decisione del Riesame, conclude Aufiero, «sarebbe il caso che qualcuno, forse a partire dalla stampa, cominci a chiedere scusa».