Se gli Stati Uniti avessero risposto all’abbattimento del loro drone da parte dell’Iran, avrebbero ucciso 150 persone. Lo ha fatto sapere il presidente Donald Trump su Twitter, spiegando che le forze armate Usa erano «armate e cariche» la scorsa notte per attaccare la Repubblica islamica in tre punti diversi. «Ho chiesto quante persone sarebbero morte. “150, signore”, mi è stato risposto da un generale. Così, ho fermato tutto a dieci minuti dall’attacco, che non sarebbe stato proporzionato all’abbattimento di un drone», ha spiegato il capo della Casa Bianca. Trump ha tuttavia aggiunto di «non avere fretta». «Le nostre forze sono nuove e pronte a partire, sono di gran lunga le migliori al mondo. Le sanzioni ( verso l’Iran) stanno mordendo e ne sono state aggiunte di nuove la scorsa notte. L’Iran non potrà Mai avere armi nucleare, non contro gli Stati Uniti, non contro il mondo!», ha concluso il presidente statunitense.

Intanto le maggiori compagnie aree mondiali stanno modificando i proprio piani di volo degli aerei per evitare «possibili aree di conflitto» dopo che un drone statunitense è stato abbattuto dall’Iran nella zona dello Stretto di Hormuz. L’episodio giunge nel pieno delle tensioni tra Teheran e Washington dopo gli attacchi contro delle petroliere avvenuti a maggio, davanti a Fujairah e la scorsa settimana nel Golfo dell’Oman per i quali gli Usa hanno attribuito la responsabilità alla Repubblica islamica. Il comandante dei Guardiani della rivoluzione, generale Hossein Salami, ha dichiarato: «Non cerchiamo la guerra, ma siamo pronti a rispondere a tutte le dichiarazioni di guerra». Nel suo intervento Salami si è rivolto anche ai paesi vicini, mettendoli in guardia dalle conseguenze di un eventuale conflitto «affinchè i loro territori non vengano usati come campo di battaglia». L’ex segretario alla Difesa Usa, Patrick Shanahan, ha annunciato lunedì scorso che gli Stati Uniti invieranno 1.000 soldati in Medio Oriente in risposta all’aumento dell’aggressione iraniana.