Dopo lo strappo di Trump c’era da spettarselo: Il programma nucleare iraniano è di nuovo al centro di una crisi internazionale. Tra dieci giorni, il 27 giugno prossimo, verrà superato il limite imposto dall’accordo per l’arricchimento dell’uranio, fissato a 300 chilogrammi. Lo ha annunciato il portavoce dell’Organizzazione dell’energia atomica iraniana ( Aoei), Behrouz Kamalvandi.

La minaccia di Teheran è l’ennesimo segnale che l’ Iran abbandonerà l’accordo a meno che gli altri firmatari non l’aiutino a eludere le sanzioni economiche statunitensi che hanno messo in ginocchio l’economia del Paese. Il premier isrealiano, Benjamin Netanyahu, ha già avvertito che in caso di ritiro iraniano dovranno essere adottate sanzioni immediate.

Mentre i firmatari europei, Germania, Francia e Gran Bretagna, hanno chiesto - ancora una volta - di non violare l’accordo. E a Washington si valutano in risposta tutte le azioni possibili, compreso l’invio di ulteriori truppe nella regione. L’ 8 maggio scorso, un anno dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dall’intesa, il presidente iraniano, Hassan Rohani, aveva dato ai Paesi firmatari ( Regno Unito, Francia, Germania, Cina e Russia) 60 giorni per attuare le loro promesse in favore della stremata economia iraniana, pena la rottura anche da parte sua del patto. Ma in un mese la pressione su Teheran è andata aumentando. Washington ha rafforzato la sua presenza militare nella regione e ha inserito i Guardiani della Rivoluzione nella lista nera delle organizzazioni terroristiche.

L’episodio più grave, il 13 giugno, un mese dopo i sabotaggi a quattro petroliere al largo dell’emirato di Fujairah ( Eau): altre due navi commerciali, una norvegese, l’altra giapponese, sono state misteriosamente attaccate nel Golfo dell’Oman.

Gli Usa hanno accusato Teheran di aver compiuto gli attacchi, nonostante le reiterate smentite della repubblica degli ayatollah. La zona è strategica in quanto il 35% del petrolio di tutto il mondo che viaggia attraversa mare passa propio dallo Stretto di Hormuz. Le autorità iraniane hanno chiarito in diverse occasioni che se gli Usa impedissero l’esportazione di greggio iraniano con le loro sanzioni, bloccherebbero lo stretto in modo che non vi passi più il petrolio proveniente da alcun Paese della regione, ma che in caso lo farà «alla luce del sole».

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Seyed Abbas Mousavi, accusa invece il B- Team, termine coniato dai leader iraniani con cui vengono indicati un gruppo di esponenti politici di primo piano, considerati ’ falchì: il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e quello emiratino, Mohammed Bin Zayed, tutti accusati da Teheran di volere la guerra con l’ Iran. A conferma comunque di come la situazione sia caotica, la notizia arrivata da Teheran che fonti della sicurezza hanno smantellato una rete di agenti della Cia.