Esiste anche l’ebbrezza del senso della misura. Dosare le proprie apparizioni, commisurare le proprie forze, raffrenare la propria smania di esserci più del giusto e del dovuto. Insomma, evitare quella continua sovraesposizione che si nutre di proclami altisonanti, annunci apocalittici e prodigiose (e inverosimili) esibizioni della propria forza. Tanto più di quella forza che forse neppure si ha.

La moda di questi anni va nella direzione opposta. Ma percorre poi la sua strada disseminando cortine fumogene. Si ostenta una muscolosità di toni e di parole che spesso rivela solo una certa mancanza di stile. E, più ancora, maschera una sorta di intima debolezza tra quanti ne fanno il punto d’appoggio del proprio vigore.

Ci si potrebbe far notare, qualche volta, anche per la propria discrezione. E magari richiamare un’attenzione perfino maggiore, nutrita dal sentimento dell’attesa oltre che da quello del buon gusto. Forze poderose che i nostri attuali condottieri considerano sintomi di disdicevole debolezza.

Eppure si tratterebbe solo di darsi quello che una volta si diceva un “contegno”.