Non c’è stata nessuna eutanasia, nessuna “complicità” dello Stato olandese nella scomparsa della 17enne Noa Pothoven ritenuta troppo giovane e poco lucida per ricorrere alle procedure della morte assistita.

La ragazza, afflitta da una feroce depressione, si è letteralmente lasciata morire nel suo appartamento, smettendo di mangiare e bere. Insomma, tutto lo sgradevole dibattito che si è scatenato attorno a questa triste vicenda, gli schieramenti contrapposti, le polemiche e gli anatemi, ruotavano attorno a una gigantesca fake news, come purtroppo accade sempre più spesso nel tritacarne mediatico moderno. In particolare in Italia i cui organi di informazione sono stati i più zelanti e i più sensazionalisti d’Europa nello sbattere in prima pagina la tragedia della povera Noa.

La giovane che soffriva da anni di depressione e anoressia per due stupri subiti quando aveva 11 e 14 anni, non ce la faceva semplicemente più a vivere. Dopo vari tentativi di suicidio e una serie di ricoveri forzati per assicurarne l’alimentazione e una ripresa psicologica, la 17enne si era rivolta a una clinica dell’Aja per chiedere l’eutanasia, nascondendo ai genitori la sua drammatica scelta. A fine dicembre lei stessa aveva raccontato a un giornale che il permesso le era stato negato: «Pensano che sia troppo giovane per morire: pensano che dovrei completare la mia cura post- traumatica, attendere finchè non sia completamente cresciuta, aspettare fino a 21 anni. Sono devastata perchè non ce la faccio ad aspettare così tanto tempo».

I genitori per curare la sua depressione avevano anche proposto l’elettroshock ma le era stato rifiutato sempre a causa della giovane età. Di fronte al rifiuto di Noa di sottoporsi a ulteriori trattamenti, i genitori, d’accordo con i medici, hanno acconsentito a non ricorrere all’alimentazione forzata. Noa ha usato gli ultimi giorni per salutare la famiglia e le persone a lei care. «L’amore è lasciar andare, come in questo caso». Nel suo ultimo messaggio, tutto il suo dolore: «Dopo anni di combattimenti, la battaglia è finita. Dopo una serie di valutazioni, è stato deciso che posso andarmene perchè la mia sofferenza è insopportabile. È finita. Da troppo tempo non vivo più, ma sopravvivo, anzi neanche questo. Respiro ma non vivo».

Sulla questione è intervenuto l’italiano Marco Cappato, politico ed esponente dell’Associazione Luca Coscioni, che è stato il primo a spiegare che la notizia dell’eutanasia di Stato era una bufala: «Morire smettendo di mangiare e di bere è legale in quasi tutto il mondo, anche in Italia».

Resta in ogni caso un senso di profonda amarezza per la morte di una ragazza così giovane, sopraffatta da un dolore estremo e insondabile, una ragazza che nessuno è riuscito ad aiutare.