«La verità economica non si può cambiare: le risorse sono scarse, la crescita è ferma», esordisce Riccardo Puglisi, economista e professore all’Università di Pavia, per analizzare la situazione in cui deve muoversi il governo Conte, instabile anche politicamente e sempre più in difficoltà nel determinare le proprie scelte in materia economica.

Professore, in questo clima politico che cosa potrà stare dentro la prossima manovra economica del governo? Ma soprattutto che cosa dovrà rimanere fuori... Parto da un elemento di cui si parla poco ma che è centrale. Il punto, ora, è tenere basso il deficit strutturale ( la componente del deficit pubblico che non tiete conto delle componenti straordinarie e degli gli effetti del ciclo economico ndr) e non farlo invece esplodere. Per farlo, è necessario stare attenti in particolare a Quota100 e al reddito di cittadinanza, che sono provvedimenti che lo aumentano. Attualmente la disputa tra il premier Conte e i grillini è proprio su questo: Conte vorrebbe usare i risparmi di quota100 e del reddito di cittadinanza per limare il deficit strutturale.

E’ questo il punto, anche per la Commissione Ue?

Su questa visione divergono le letture della Commissione Ue e del governo. Mi spiego: il governo sta cercando di enfatizzare gli effetti del ciclo economico, sostenendo che l’Italia va peggio ma è una fase congiunturale. La Commissione, invece, ritiene che l’Italia stia crescendo poco proprio rispetto alla media.

Intanto Salvini vuole procedere con la flat tax...

Salvini, a meno di ulteriori novità, dovrebbe ottenere che una parte dei risparmi di Quota100 e reddito di cittadinanza vengano usati per la flat tax. Si tratta, però, di una misura molto costosa.

Quindi infattibile?

Quindi, per farla, bisognerebbe ottenere un po’ di spazio in termini di deficit aggiuntivo da parte della Commissione Ue. E, forse, dovrebbero accettare un aumento dell’Iva. Ma questo, in particolare, mi sembra difficilmente possibile.

Ma è una misura che lei considera utile?

Può essere sensato farla, perchè in Italia la pressione fiscale è in effetti elevata. Però, a mio parere, la prima cosa sui cui intervenire sarebbero le tasse sugli immobili, in particolare diminuendo l’Imu. Sarebbe anche nell’interesse di Salvini, che tanto odia Monti. Il grande malato dell’economia italiana è il settore immobiliare, peccato che non sia nei radar del governo.

Ne parlava lei prima: l’aumento dell’Iva avrebbe un senso, economicamente parlando?

Esiste un divario tra cosa è politicamente sensato e cosa è economicamente sensato. Economicamente, aumentare l’Iva ha un senso se si vogliono fare altre misure fiscali. Politicamente, invece, è una scelta insensata perchè nel breve periodo fa perdere molti consensi.

Quindi lei aumenterebbe l’Iva?

Io dico che aumentarla darebbe respiro per fare la flat tax oppure tagliare l’imu. Però aggiungo che ciò che manca, purtroppo, è un interesse strutturale a fare spending review in modo da abbassare il deficit spendendo di meno.

Come mai? La parola spending review fa paura, politicamente?

Credo che la ragione principale sia un’altra: Salvini è sotto la pesante e deleteria influenza dei suoi consiglieri no- euro, Claudio Borghi e Alberto Bagnai.

Si riferisce ai minibot?

Sì, che è da sempre il cavallo di battaglia di Borghi per pianificare l’uscita dall’euro. La mozione approvata in Parlamento è una scelta terribile, il primo passo verso l’Eurexit, e Forza Italia e Pd ci sono stupidamente caduti dentro. Creare una sorta di moneta parallela per pagare i debiti commerciali dello Stato è una strada pericolosissima, che spaventa chi compra titoli di Stato, oltre che portare in una direzione non auspicabile. Bisogna fermare questa deriva prima di arrivare al baratro. Non penso sia nemmeno utile discuterne.

E lei pensa che Salvini abbia questa prospettiva in mente?

Di sicuro la linea “domandista” capeggiata da influenti no- euro come Borghi e Bagnai è molto ascoltata da Salvini, che preferisce loro a Tria e Giorgetti. Ecco, trovo che questo sia il vero problema al momento.

Quale sarebbe la linea di Borghi e Bagnai?

Loro sostengono una linea vecchia, sostanzialmente basata sull’illusione che il deficit possa aumentare il tasso di crescita economica. Non parlano mai di produttività.

Non parlano più nemmeno di uscire dall’Euro...

Certo che no, perchè sono al governo e se lo facessero spaventarebbero cittadini e mercati. Però i minibot vanno esattamente in quella direzione e bisogna fermarli prima che diventino un’ipotesi plausibile per il governo, sotto laspinta di questa corrente minoritaria della Lega.

E ora è Salvini che comanda?

Io credo che, dopo il voto europeo abbia reso Salvini tracotante. Oggi, il leader della Lega confonde il consenso politico con il diritto a fare ciò che preferisce. Invece, il fatto di non avere vincoli politici non fa venir meno i vincoli economici, che valgono a prescindere dal voto. Invece Salvini dovrebbe sentirsi più vincoli, non meno.

Cosa intende?

Ora Salvini è l’azionista di maggioranza di questo governo, quindi è il più responsabile di qualsiasi scelta, in particolare economica.

A proposito di questo, come ha letto il giallo sulla lettera a Bruxelles di Tria?

Io condivido la linea di Tria, ma noto che non ha appoggi politici. Dico solo una cosa: chi è convinto di cambiare il tasso di crescita facendo deficit è semplicemente irrazionale.

Ci sarebbe una mossa giusta?

Guardi, le rispondo politicamente: per il Paese, la cosa giusta sarebbe che nascesse un partito di centro, interessato alla crescita della produttività, che non faccia promesse irrealizzabili. La mossa giusta, economicamente, sarebbe tagliare la spesa pubblica per tagliare le tasse, poi spendere per investimenti e aiutare il settore immobiliare.

Questo governo potrebbe cadere per un fattore esterno, come lo spread?

Lo spread non è un fattore esterno ma un fattore endogeno, perchè il suo aumentare è determinato da politiche di finanza pubblica non credibili. Detto questo, è possibile che lo spread aumenti, visto che gli investitori sono razionali e quindi, se non si fidano delle scelte, chiedono interessi più alti.