Le dimissioni più veloci della luce, quelle del viceministro Edoardo Rixi, leghista alle Infrastrutture, condannato a 3 anni e 5 mesi per rimborsi spese pazzi in quel di Genova. L’esatto contrario di quanto è successo con l’avviso di garanzia ad Armando Siri, con i grillini a suonare la grancassa e la Lega a tenere duro, uno psicodramma durato settimane.

Stavolta Salvini non ha dato il tempo a nessuno d’aprire bocca, grillini in testa: Rixi si è dimesso come un fulmine nelle sue proprie mani, e non prima in quelle del premier Conte come vorrebbe il galateo istituzionale, e il vincitore delle elezioni le ha subito accettate e comunicate. Caso chiuso. Ma senza cenere sul capo, anzi rilanciando sul piatto con quell’ardire sfrontato che fa parte del personaggio.

Rixi non viene sostituito perché «è innocente» e tornerà al suo posto, anzi viene seduta stante promosso a responsabile delle Infrastrutture del partito: «Da tempo ho nelle mani le sue dimissioni, che accetto unicamente per tutelare lui e l'attività del governo da attacchi e polemiche senza senso». E il condannato, di rincalzo: «Sono tranquillo. Ho sempre agito per il bene degli italiani. Conto sull’assoluzione perchè non ho mai commesso alcun reato, ma per l’amore che provo per l’Italia e per non creare problemi al governo ho già consegnato nelle mani di Matteo Salvini le mie dimissioni».

Mentre Conte arranca, comunicando che Rixi ha presentato le dimissioni anche a lui, il ministro dell’Interno si toglie in conferenza stampa tutta una serie di sassolini che somigliano già a macigni. Il prologo è dedicato ai giudici, «rispettandoli» : «Io rispetto le sentenze e conto su una assoluzione a fine processo, ma trovo incredibile che ci siano spacciatori a piede libero, e sindaci, amministratori e parlamentari accusati o condannati senza uno straccio di prova».

Attacca una sentenza «contro il ministero dell'Interno» di una giudice toscana, Luciana Breggia, che parla «di deumanizzazione delle migrazionì, va a dibattiti con le Ong e presenta libri schierati contro respingimenti e porti chiusi», e la invita «a candidarsi alle prossime elezioni per cambiare le leggi che non condivide. Ma mi aspetto che un magistrato applichi le norme, anziché interpretarle»

Sistemati innocenti presunti e giudici, il capitolo più corposo riguarda i Cinquestelle e la vita del governo. «Da stasera si lavora e si va avanti». Lui ha già parlato con Tria riguardo alla lettera di risposta alla Commissione Ue, «risponderemo educatamente con numeri positivi che metteranno al riparo il paese da ulteriori lettere o infrazioni», che «lo Stato sta incassando più e spendendo meno e l'economia dà evidenti segni di ripresa. Questa è una buona notizia per i controllori».

Ottimismo a piene mani, non si sa se suffragato da quali conti. Annuncia la proroga dei termini della pace fiscale da fine luglio «perché contiamo di incassare alcune decine di miliardi di euro per liberare gli italiani dalla gabbia di Equitalia». E rilancia la Tav, se Bruxelles aumenta la sua quota al 55%, diventerà vantaggioso completare l’opera e «ci saranno altre centinaia di milioni» «è assolutamente utile, vantaggioso e doveroso completare questa opera che ha avuto nel voto europeo e regionale il via libera di più dell' 80% degli elettori piemontesi».

Poi c’è la proposta leghista di sospendere il codice degli appalti per due anni nel decreto sblocca cantieri. La richiesta a Conte di nominare il ministro per le Politiche comunitarie, che il Carroccio reclama: in Europa c’è da combattere e trattare ed è innegabile che non avere il ministro è una debolezza ulteriore. Una botta ai ministri grillini Toninelli e Trenta ( «è evidente che ci sono problemi» ) ma poi chiosa: «Ho pieno fiducia in Toninelli, che si è dimostrato uno sbloccatore di cantieri senza uguali».

Subito la replica del M5s: «Rispetti i nostri ministri». Conclusione di Salvini: o si avanza col programma, senza “no”, e al prossimo consiglio dei ministri si parli della flat tax, ma se si litiga ancora «non abbiamo tempo da perdere». Elezioni a settembre? «No dobbiamo preparare la manovra economica». Sempre se.