«Sia chiara una cosa, per noi il governo va avanti, ma a un patto: più lavoro e meno stronzate!». Non lascia margine per l’immaginazione l’affermazione con cui il vice premier M5S, Luigi Di Maio, replica al socio di governo, Matteo Salvini, che poco prima si era detto favorevole all’abolizione del reato d’abuso d’ufficio. Perché sui temi legati alla giustizia, i grillini sono sempre particolarmente sensibili, soprattutto se di mezzo ci sono gli ultimi scampoli di una campagna elettorale particolarmente litigiosa.

Ma per il leader del Carroccio, l’abuso d’ufficio rappresenta un freno per lo sviluppo del Paese e non rinuncia a sollevare la questione. «Voglio scommettere sulla buona fede degli italiani, degli imprenditori, dei sindaci», dice il ministro dell’Interno. «Oggi abbiamo paura di firmare gli atti, di aprire cantieri, di sistemare le scuole. Bisogna togliere burocrazia e vincoli. Se per paura che qualcuno rubi blocchiamo tutto. Allora mettiamo il cartello affittasi ai confini del’Italia e offriamoci alla prima multinazionale cinese che arriva», insiste Salvini, utilizzando l’abuso d’ufficio per marcare le differenze tra la Lega “del fare” e il Movimento dei “no”.

«Come si fa a dire che si vuole dare battaglia alla mafia e alla camorra con un decreto e poi subito dopo incitare all’abolizione del reato di abuso d’ufficio?», ribatte ancora su Facebook il capo politico pentastellato. «Non è togliendo un reato che sistemi le cose. Ma che soluzione è? Il prossimo passo quale sarà? Che per evitare di far dimettere un sottosegretario togliamo il reato di corruzione?», è la frecciata di Di Maio al compagno di governo.

L’argomento è così delicato per i 5S che persino Alessandro Di Battista rompe il silenzio: «Prima gli italiani? Io ci sto, bisogna capire quali. Se sono prima i corrotti o qualche amico suo sotto inchiesta o i sindaci che fanno abuso d’ufficio, non mi sta bene», dice il grillino “di lotta”.

Dalla parti di Via Bellerio, però, nessuno si scompone. Anzi, si fa notare come persino il premier Giuseppe Conte, intervistato da Bruno Vespa per il libro Rivoluzione. Uomini e retroscena della Terza Repubblica, già nel novembre scorso avesse segnalato la necessità «di approfondire un tavolo di lavoro con le procedure per valutare meglio se e in che termini riformare il reato di abuso d’ufficio». Una dichiarazione netta che oggi consente al ministro dell’Interno di ironizzare: «Di Maio dice che faranno muro? Lo dica al suo presidente del Consiglio, si mettano d’accordo».

Per una volta Salvini si dichiara in totale sintonia col presidente del Consiglio ma anche col presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone. Che pur sostenendo la sua assoluta contrarietà all’abolizione del reato, ritiene comunque «opportuno pensare se ci sia uno spazio per una modifica», dice il numero uno di Anac. Per Cantone, «c’è una questione che riguarda l’ abuso d’ufficio. C’è un dato indiscutibile: ovvero la quantità enorme di procedimenti che iniziano e la quantità infinitesimale di quelli conclusi con condanna», spiega il magistrato, convinti che alcuni aspetti della legge vadano rivisti. Musica per le orecchie del ministro dell’Interno, che un istante dopo si schiera dalla parte dell’Anac.

«Mi fa piacere che abbia fatto marcia indietro», dice ancora Luigi Di Maio, in un costante botta e risposta con l’alleato/ avversario. Dire che l’abuso di ufficio è da abolire è «un pessimo segnale a tutto il Paese. Adesso vuole migliorarlo e c’è una bella differenza», argomenta il ministro del Lavoro, prima di lanciare altre bordate al collega di maggioranza. «Noi siamo in un momento in cui lo Stato deve contrastare la corruzione, ma l’abuso di ufficio fa crescere un percorso corruttivo», afferma Di Maio. «Per me dobbiamo stare attenti ai segnali che dà lo Stato, quando un ministro come Salvini dice che vuole abolire l’abuso di ufficio e ha un governatore indagato per quel reato per me sta dando un pessimo segnale a tutto il Paese».

Ma le Europee si avvicinano, e con loro il tanto agognato silenzio elettorale.