«È la “rivoluzione copernicana” del diritto di famiglia: la nuova legge sull’assegno divorzile avrà riflessi non soltanto giuridici ma anche culturali, archiviando definitivamente il parametro del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio», dichiara l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Ami, Associazione avvocati matrimonialisti, all’indomani dell’approvazione del testo di modifica della legge 898 del 1970 sul divorzio.

La riforma è passata martedì alla Camera con 386 sì, 19 astensioni e nessun contrario. Oltre a M5s e Lega, hanno votato a favore anche Partito democratico, Forza Italia e Leu. Unici ad astenersi i deputati di Fratelli d’Italia.

«Il Parlamento ha compiuto un importante passo verso una realtà sociale che cambia, mantenendo fermi i principi di equità e solidarietà aveva commentato a caldo la relatrice Alessia Morani ( Pd) Dopo anni di discussione sull'assegno divorzile, di dibattiti su quello che sarebbe stato il destino di chi divorzia, ma soprattutto dopo le recenti pronunce della Cassazione, abbiamo dato vita a una riforma indispensabile per la vita di donne e uomini».

Il provvedimento riscrive la disciplina dell'assegno di divorzio, facendo seguito agli ultimi indirizzi giurisprudenza: dalla sentenza “Grilli”’ della Cassazione del 2017 alla successiva pronuncia in materia delle Sezioni Unite dello scorso anno. La giurisprudenza ha precisato che l'assegno di divorzio ha natura assistenziale, compensativa e perequativa e che, ai fini della determinazione della sua entità, non sarà più possibile soffermarsi sul solo criterio del tenore di vita, utilizzato in questi ultimi decenni, dovendosi invece adottare criteri compositi.

In particolare saranno valutati, ai fini della decisione, la durata del matrimonio, le condizioni personali e economiche in cui i coniugi vengono a trovarsi dopo lo scioglimento del matrimonio, l’età e lo stato di salute del soggetto richiedente, il contributo personale e economico dato da ciascun coniuge alla conduzione familiare, la ridotta capacità reddituale dovuta a ragioni oggettive ( come la mancanza di un’adeguata formazione professionale o di esperienza lavorativa), l’impegno di cura di figli comuni minori, disabili o comunque non economicamente indipendenti.

«I nuovi criteri - spiega ancora Gassani - non escludono il diritto del coniuge economicamente più debole a ricevere l’assegno in sede di divorzio, bensì circoscrivono tale diritto a precise condizioni. In caso di matrimoni di breve durata, l’assegno di divorzio può essere concesso soltanto a tempo, ossia viene data una possibilità al coniuge economicamente più debole di inserirsi nel contesto del lavoro per raggiungere la propria indipendenza economica».

«Soddisfazione» è stata espressa al riguardo anche dal sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone ( Lega). «La nuova legge - spiega Morrone supera la visione patrimonialistica del matrimonio quale sistemazione definitiva».

Dello stesso avviso, Francesca Businarolo, esponente M5s e presidente della commissione Giustizia di Montecitorio. «Il contributo di Forza Italia, con l’approvazione di alcuni elementi migliorativi al testo, è stato determinante», precisa l’azzurra Giusi Bartolozzi.

«Verrà impedito - dichiara la deputata forzista - di poter procrastinare a tempo indeterminato il momento della recisione del vincolo coniugale, che si traduceva in un ostacolo alla costituzione di una nuova famiglia in violazione di un diritto fondamentale dell’individuo ricompreso tra quelli riconosciuti dalla Cedu e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue».

«Abbiamo anche ottenuto che la durata della sola convivenza matrimoniale sia considerata dal Tribunale criterio prioritario nella quantificazione dell’assegno di divorzio, al fine di evitare che i tempi dei processi vadano in danno del coniuge obbligato alla corresponsione dell’assegno», aggiunge Giusi Bartolozzi, annunciando di aver anche impegnato il governo «ad adottare misure legislative volte ad introdurre i “‘ patti prematrimoniali”’ e cioè la possibilità per i coniugi di regolamentare anticipatamente i propri rapporti patrimoniali in vista di un’eventuale separazione o divorzio».