A poco più di due settimane dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo, la Procura di Milano sferra un colpo micidiale alle residue speranze di riscatto di Forza Italia. A finire in manette è stato Pietro Tatarella, consigliere comunale a Palazzo Marino e candidato per gli azzurri per il collegio del Nord- Ovest, e il collega di partito Fabio Altitonante, sottosegretario di Regione Lombardia, suo grande amico e sponsor in questa difficile campagna elettorale.

L’indagine, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo con i carabinieri di Monza e la guardia di finanza di Varese, ha portato ieri mattina agli arresti 43 persone, fra esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori, accusati a vario titolo di «associazione per delinquere aggravata dall'aver favorito un'associazione di tipo mafioso, corruzione e turbata libertà degli incanti, finalizzati alla spartizione e all'aggiudicazione di appalti pubblici false fatturazioni per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abuso d'ufficio».

Complessivamente sono 95 le persone indagate dai magistrati milanesi, che hanno presentato anche una richiesta di arresto per il parlamentare piemontese di Forza Italia Diego Sozzani, accusato di finanziamento illecito ai partiti. Accuse di finanziamenti illeciti anche a Fratelli d'Italia. L’indagine, deflagrata a pochi giorni dal voto, ha una genesi alquanto risalente nel tempo. Le condotte contestate ai vari indagati sarebbero state commesse nel biennio 2017- 2018. Il procedimento, poi, sarebbe stato inizialmente aperto dalla Procura di Varese e poi trasmesso per “connessione” a Milano.

Massiccio l’uso, in questi anni, delle intercettazioni telefoniche ed ambientali. «Come spesso avviene in Lombardia, politici locali e imprenditori si appoggiano, e a volte sono collusi, con cosche della ' ndrangheta, sul territorio. Il tema è stato affrontato dalla Direzione distrettuale antimafia tante volte. E anche in questo caso emerge una sinergia tra cosche e imprenditori». Così il procuratore di Milano, Francesco Greco, nella conferenza stampa sull'inchiesta, commentando le quasi 800 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Raffaella Mascarino.

«L'indagine - ha aggiunto Greco - ha fatto emergere due gruppi di affari: uno nella zona di Varese e uno a Milano. Sono spaccati di storie già visti e che la società fa fatica a cambiare, con faccendieri, politici e imprenditori».

Nello specifico, Tatarella avrebbe incassato cinquemila euro al mese da una società di servizi, attraverso una «consulenza professionale in realtà mai svolta” e “una serie di utilità tra cui pagamenti di biglietti aerei, di viaggi di piacere, uso di varie au- tovetture, la disponibilità di una carta di credito American Express». Altitonante, invece, avrebbe ricevuto da un imprenditore, «la somma di euro 20mila per fare ottenere il rilascio di un permesso a costruire, relativo a un immobile a Milano sottoposto a vincoli paesaggisti».

Nel procedimento compare anche Attilio Fontana, “vittima” di un tentativo di corruzione da parte di Gioacchino Caianiello, esponente di Forza Italia di Varese, che «proponeva al presidente della Regione Lombardia di riuscire a fare ottenere tramite l’ente regionale Afol, consulenze onerose in favore dell’avvocato Luca Marsico, socio dello studio Fontana- Marsico, in cambio del compimento da parte di Fontana di atti contrari ai suoi doveri d’ufficio, e compiuti in violazione del dovere di imparzialità della pubblica amministrazione».

Per i pm, però, Fontana non avrebbe “percepito” l’interlocuzione con Gioacchino Caianiello come istigazione al reato di corruzione e dunque non avrebbe denunciato il fatto. Fontana ' sarà sentito prossimamente, non sappiamo ancora in quale veste. Non lo abbiamo interrogato prima perché aspettavamo che venissero eseguire le misure cautelari', ha puntualizzato Greco. «Non dico nulla, ho letto che io sono parte offesa. Quindi per rispetto della magistratura le cose che dovrò dire le dirò a loro», ha risposto Fontana ai giornalisti che gli chiedevano delucidazioni in merito.