In materia di intercettazioni, «alle iniziative assunte autonomamente da alcune procure e poi promosse dal Csm, ha fatto seguito una riforma che tentava di limitare la trascrizione di contenuti irrilevanti, bilanciando esigenze probatorie, diritto di difesa e privacy». Ma la sospensione dell’efficacia di tale riforma «lascia sostanzialmente invariato, in tutte le sue criticità, il quadro normativo e la disomogeneità nelle garanzie derivante dalle diverse prassi adottate da ciascuna procura, con un fenomeno di federalismo giudiziario che in tema di libertà suscita inevitabilmente preoccupazioni». A lanciare l’allarme è il Garante della privacy, Antonello Soro, nella sua Relazione annuale sull’attività dell’Autorità. «In questi anni - ricorda Soro abbiamo promosso l’adozione di alcune garanzie essenziali, omogenee per tutti gli uffici giudiziari, per impedire, in fase d’indagini, fughe di notizie pregiudizievoli sia di queste che della riservatezza individuale. E abbiamo più volte sollecitato governo e Parlamento all’adozione di modifiche legislative volte a evitare il fenomeno del giornalismo di trascrizione, che si alimenta della produzione in giudizio di conversazioni irrilevanti ai fini investigativi, ma spesso gravemente lesive della riservatezza». «In assenza di riforme effettive - conclude Soro - mai come in quest’ambito occorre un impegno comune. Giustizia e informazione si caratterizzano principalmente per la responsabilità nell’esercizio delle funzioni. Responsabilità tanto più necessaria rispetto al potenziale distorsivo del processo mediatico, in cui logica dell’audience e populismo penale rischiano di rendere la presunzione di colpevolezza il vero criterio di giudizio».